Economia

Fisco da manicomio. Stangata sui dentisti se usano troppi guanti

L'Agenzia delle entrate presume l'evasione fiscale. E la Cassazione le dà anche ragione

Fisco da manicomio. Stangata sui dentisti se usano troppi guanti

Attenzione odontoiatri e dentisti. Usare troppi guanti monouso potrebbe costarvi una multa salata da parte del fisco. Un po' di disattenzione o magari una eccessiva attenzione all'igiene, quindi alla salute dei vostri clienti, potrebbe attirare, legittimamente, l'attenzione dell'Agenzia delle entrate. Il nuovo paradosso fiscale è stato scovato dal supplemento Norme e Tributi del Sole24ore.

In un'ordinanza depositata martedì la Corte di Cassazione ha sancito la legittimità di un accertamento basato sul numero di guanti monouso acquistati da un odontoiatra. In sostanza, possibile desumere il reddito di un professionista da quanti dispositivi igienici in lattice (ma anche bicchieri e tovaglioli in carta) ha utilizzato in un anno.

Tutto nasce dal ricorso di uno studio di odontoiatria, oggetto di un accertamento «analitico induttivo» da parte del fisco. Un tipo di accertamento che scatta solo nei casi più gravi e quando non è possibile verificare il reddito dai documenti contabili forniti dal contribuente.

L'Agenzia delle Entrate aveva contestato al professionista un acquisto di materiali usa e getta eccessivo rispetto alle prestazioni dichiarate. Il contribuente ha fatto ricorso contro l'accertamento, facendo notare che la contabilità risultava regolare, che l'unico indizio di evasione era proprio il numero di presidi in gomma utilizzati.

L'odontoiatra era passato indenne anche all'esame degli studi di settore, che si basano su strumenti induttivi molto simili a quelli che hanno fatto scattare l'accertamento. E che, peraltro, sono prossimi al pensionamento.

I giudici hanno dato ragione al fisco e il contribuente ha presentato ricorso in Cassazione. Ma anche la Suprema corte ha ritenuto legittimo lo strumento che il Sole ha efficacemente ribattezzato «guantometro».

Nella motivazione si spiega che lo studio di settore è solo una delle armi a disposizione dell'Agenzia delle entrate per accertare eventuali redditi non dichiarati, quando il fisco si trova di fronte a una contabilità regolare che non convince gli ispettori. Quindi anche la quantità di materiale usa e getta utilizzato, «guanti, bicchieri, aspirasaliva e tovaglioli», può servire a desumere redditi che si presume siano stati occultati.

Respinte le osservazioni del professionista. Ad esempio che un odontotecnico può anche utilizzare più di un paio di guanti per ogni cliente. Che a volte i guanti si possono rompere e qualche scatola magari va persa.

I giudici di Cassazione citano questa osservazione, ma sottolineano come su questo aspetto loro non si possano pronunciare, visto che possono valutare solo la legittimità del lavoro dei colleghi.

Decisione che fa emergere un comportamento dell'Agenzia delle entrate poco in linea con la nuova filosofia che il nuovo direttore Ernesto Ruffini vorrebbe imporre al fisco italiano.

E che si può considerare un incentivo fiscale alla scarsa igiene.

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