Economia

Bruxelles sfida Francoforte sui crediti bancari deteriorati

La Commissione Ue propone la sua ricetta in alternativa a quella della Bce: una battaglia tra politica e burocrazia

Bruxelles sfida Francoforte sui crediti bancari deteriorati

È caos sui nuovi criteri per la rettifica dei crediti deteriorati, ovvero sui tempi e sulle modalità di smaltimento dei famigerati non performing loans (Npl).

Un tema molto caldo per l'Italia su cui pesa il 22% delle sofferenze dell'intera Unione Europea (760 miliardi in tutto), nonostante gli ultimi dati di Abi-Cerved evidenzino segnali di miglioramento (nel 2017 lo stock di sofferenze lorde si è attestato a 167 miliardi, in calo del 17% rispetto al 2016). Secondo il rapporto Abi-Cerved poi, la percentuale dei crediti alle imprese che entrerà in sofferenza nel prossimo futuro scenderà al 2,5% del totale dei crediti nel 2018 (dal 3,2% del 2017) e al 2,1% nel 2019, valori sempre più vicini a quelli registrati nel 2008 (1,7%), prima dello scoppio della crisi.

È questo lo scenario in cui si stanno muovendo sia la Commissione Europea sia la Bce che punta a ridurre al 5% il peso complessivo degli Npl sul totale dei crediti bancari. Ma le due istituzioni europee stanno seguendo strade parallele che potrebbero generare confusione per chi sarà chiamato, in futuro, a seguire tali regolamentazioni.

La Commissione Europea, secondo fonti vicine ai fascicoli riportate dalle agenzie, sta lavorando a una regolamentazione che dia alle banche due anni di tempo per la copertura totale degli accantonamenti dei crediti deteriorati non coperti da garanzia. Un periodo che sale a otto anni nei casi di Npl coperti da garanze. I criteri di rettifica dei crediti deteriorati prevedono poi una progressione crescente delle coperture (ad esempio: per le posizioni deteriorate non garantite è previsto un accantonamento del 35% già il primo anno). La Commissione dovrebbe diffondere il 13 marzo la propria proposta di primo pilastro (ovvero generale, richiesta a tutte le banche e rivolta solo agli Npl che derivino da nuovi prestiti).

Il giorno dopo, il 14 marzo, è invece atteso temuto e contestato addendum sulla gestione degli Npl, a cui la Banca Centrale Europea (Bce) sta lavorando da mesi. L'entrata in vigore, secondo quanto dichiarato da Daniele Nouy, responsabile della supervisione bancaria della Bce, potrebbe essere l'1 aprile. Si tratterà di un regolamento di secondo pilastro (non vincolante e applicato banca per banca).

Più in dettaglio le linee guida dell'Eurotower si rivolgono ai nuovi crediti deteriorati anche se derivanti da prestiti esistenti e prevedono la svalutazione al 100% in due anni per i crediti non garantiti e in sette anni per i crediti assistiti da garanzia. Il processo di rettifica previsto in questo caso è quello della progressione lineare. L'istituto di Francoforte peraltro è stato accusato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio Ue di aver agito al di fuori delle proprie competenze invadendo il campo proprio del regolatore. Di recente Nouy, intervenendo sul tema ha però puntualizzato: «ci muoviamo in stretto coordinamento con la Commissione Ue». Ma esaminando quanto finora trapelato rispetto alle due regolamentazioni non sembra che vi sia «coordinamento» tra Bruxelles e Francoforte, né stretto, né ampio.

Tanto che anche Fabio Panetta, vice direttore di Bankitalia, ha invocato fa una collaborazione tra le due istituzioni europee «per evitare di generare confusione tra banche e investitori».

Ma pare proprio che tra Francoforte e Bruxelles spirino venti di guerra.

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