Cronache

Degrado a Roma, si moltiplicano le chat anti-pusher contro lo spaccio

Dal Pigneto all'Esquilino i residenti si organizzano con le chat per combattere gli spacciatori. E ora il Campidoglio vuole esportare il sistema anche in altri quartieri della Capitale

Degrado a Roma, si moltiplicano le chat anti-pusher contro lo spaccio

“Qui c’era una situazione infernale, le strade erano occupate da circa trecento spacciatori che nascondevano la droga ovunque, nei motorini, sotto le macchine, tra gli alberi”. A raccontarci i tempi bui della borgata dei “ragazzi di vita” di Pier Paolo Pasolini, finita per anni nelle grinfie dei pusher, è Francesco Barnabei, regista che si è reinventato “sceriffo”, dando vita ad un vero e proprio movimento anti-spaccio.

Una rivoluzione tecnologica. Anzi un “cambiamento di visione” come lo definisce lui. “Prima mi affacciavo dal balcone con il megafono per scacciarli, ma non è servito a nulla”, ci racconta sotto il sole della “Roma che non è Roma” descritta dal regista di "Accattone". “Così abbiamo deciso di unirci contro spaccio, bivacchi e risse creando un canale diretto tra cittadini e forze dell’ordine attraverso una chat per segnalare i reati”, spiega. Il meccanismo è semplice. Ad illustrarlo è il dirigente del commissariato di Porta Maggiore, Moreno Fernandez: “Nel gruppo c’è uno scambio di informazioni in tempo reale su fenomeni che destano sospetto o su episodi di illegalità, poi sono alcuni referenti a fare da filtro e ad informare direttamente il commissariato di zona”. Un’organizzazione quasi “militare”, con “segnalazioni quotidiane e report mensili”, che ha favorito l’attività di prevenzione, repressione e deterrenza. “Spacciatori e consumatori sono diventati insicuri e il fenomeno si è drasticamente ridotto”, assicura il commissario.

“Prima solo a via Pesaro c’era la presenza fissa di quaranta pusher”, ci racconta un gelataio. Ora ne sono rimasti una ventina in tutto. “Nella maggior parte dei casi sono irregolari provenienti da Nord Africa e Maghreb, consumatori e spacciatori allo stesso tempo, gente senza lavoro che vive ai margini della società”, ci spiegano in commissariato. Dopo le retate si sono messi a smerciare pezzettini di legno ed erba di campo al posto di hashish e marijuana, per sbarcare il lunario ed evitare nuovi arresti. La droga, quella vera, invece, è quasi sparita. “Prima eravamo assaltati dai tossicodipendenti che ci chiedevano le siringhe, ora il numero si è ridotto dell’80 per cento almeno”, racconta un farmacista di via del Pigneto. “Le segnalazioni sono calate moltissimo, da circa una decina al giorno siamo passati a dieci al mese”, spiega Barnabei. Un modello che piace anche alla sindaca, che ha deciso di esportarlo in altri quartieri. “La Raggi mi ha inviato nelle commissioni sicurezza di vari municipi a spiegare come funziona il meccanismo della nostra chat e ho già incontrato cinque o sei presidenti”, rivela il regista. Per ora ad essersi interessati al “modello Pigneto” sono il municipio VI e XIII, mentre anche nel VII sono previsti dibattiti sulla questione.

E poi c’è l’Esquilino, dove si sono trasferiti molti dei pusher che al Pigneto non hanno più vita facile. “Abbiamo mutuato il sistema delle chat dal Pigneto, anche se qui il territorio diverso, per ampiezza, struttura e densità di popolazione”, ci dice Carlotta Natoli, attrice e coordinatrice di numerose iniziative per riqualificare il territorio. La incontriamo nei giardini di Piazza Vittorio, dove lo spaccio va avanti senza sosta, giorno e notte. Il problema principale qui, assicurano i residenti, è l’illegalità. Ma alla base, spiega la Natoli, c’è il degrado dilagante: “Qui c’è sempre stata una convivenza pacifica tra le diverse etnie, ma si tratta di un territorio particolare che, se abbandonato, diviene facile preda della criminalità organizzata”. Per “accendere i riflettori” sul rione, i cittadini hanno scritto una lettera a Virginia Raggi chiedendo “più decoro, sicurezza, politiche sociali e culturali”. Da parte sua, il Campidoglio, ha promesso interventi di manutenzione e una stretta sull’illegalità.

“È una situazione mal gestita che ricade su noi cittadini”, lamenta però Gianluca, titolare di un locale sotto il porticato che incornicia i giardini, “manca un progetto serio di accoglienza, chi arriva a Roma viene abbandonato a se stesso e spesso viene raccolto dalla criminalità”. Qui non si fanno le “ronde”, ci tiene a precisare. “La chat serve a segnalare illegalità”, ma poi sono le istituzioni che devono agire.

“Sono stati stanziati dei soldi per la ristrutturazione del parco ma non c’è mai stata”, denuncia il giovane imprenditore, che non rinuncia al sogno di una piazza Vittorio “luogo d’incontro e non di spaccio”.

Commenti