Cronaca locale

Si frattura il femore durante la ricreazione, maestre senza colpe

I genitori dovranno versare migliaia di euro allo Stato. Il giudice: «Fatto imprevedibile»

Si frattura il femore durante la ricreazione, maestre senza colpe

Luca Fazzo

Non vedranno un euro di risarcimento, e anzi dovranno versare un sacco di soldi al ministero dell'Istruzione e alla sua compagnia assicuratrice. Per una coppia di genitori milanesi, il grave infortunio - la frattura del femore - subito dal loro bambino durante l'ora di ricreazione in una scuola elementare dell'hinterland si è risolto nel modo peggiore. Il piccolo M. porterà a lungo i postumi dell'infortunio e loro dovranno versare seimila euro di spese legali alle controparti della causa.

Lo ha stabilito nei giorni scorsi il giudice Rossella Filippi, della Decima sezione civile, stabilendo che il contatto tra M. e un altro bambino fu talmente improvviso da non poter essere né previsto né interrotto dall'intervento delle insegnanti. Su come siano davvero andate le cose, d'altronde, le versioni divergono: l'avvocato Roberta Busà, legale dei genitori, parla della «ingiusta aggressione subita da M. da parte di un suo compagno», che «ebbe tutto il tempo di afferrare una gamba di M., di farlo rovinare a terra e addirittura di saltargli addosso con il suo corpo», mentre il Ministero dice che «M. veniva accidentalmente urtato da uno dei compagni del gruppo e, cadendo a terra, assumeva una posizione anomala in quanto la gamba sinistra si incastrava sotto l'altra». Ma ancora più divergenti sono le versioni sulla solerzia con cui le maestre svolsero il loro compito.

Secondo l'avvocato dei genitori, durante la ricreazione in cortile c'erano cinque intere classi, per un totale di oltre centoventi bambini, sorvegliati solo da tre maestre; e che una di loro, proprio la maestra di M., si trovava al momento dei fatti «lontana dai bambini che costituivano la sua classe» e con una visuale assai parziale. «Quel giorno dunque i bambini furono abbandonati a se stessi, tanto che le insegnanti non furono in grado di intervenire tempestivamente». Il Ministero sosteneva invece che «il fatto era accaduto in modo imprevisto e imprevedibile, mentre il minore era sotto la sorveglianza dell'insegnante che non aveva potuto fare nulla affinché non si verificasse l'evento».

E il giudice sposa in pieno le tesi ministeriali: ritenendo «provato che nel cortile della scuola, rettangolare privo di caratteristiche di pericolosità, si trovavano tre classi di allievi sorvegliati dalle loro tre maestre; la circostanza che il minore M. sia stato all'improvviso spintonato da uno dei compagni e per l'effetto sia caduto rompendosi la gamba, rappresenta fatto imprevedibile e perciò non prevenibile neppure con l'adeguata attività di sorveglianza che era in atto.

Il numero di insegnanti addetti alla sorveglianza, uno ogni circa venti bambini, deve ritenersi adeguato tenuto conto del tipo di area in cui i bambini giocavano; ed essendo in seconda elementare, il fatto di consentire ai bambini di giocare nel cortile non può ritenersi attività rischiosa».

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