Elezioni Politiche 2018

E Minniti guida l'accozzaglia dei ripescati (e miracolati)

E Minniti guida l'accozzaglia  dei ripescati (e miracolati)

Guai a buttarsi nel vuoto senza paracadute. No, non c'entrano gli sport estremi a meno di non considerare anche la candidatura un'impresa ad alto rischio. Non lo è quando in ogni caso si può cadere in piedi. Ti candidi all'uninominale e perdi? Non c'è problema, c'è un collegio plurinominale pronto a salvarti e a portarti comodamente in Parlamento. Ma ci sono anche casi contrari. L'importante, alla fine, è garantirsi la poltrona.

Sono tanti i big caduti ma in piedi. A partire dal presidente del Senato Piero Grasso, leader di Liberi e Uguali. L'ex magistrato è andato malissimo nel collegio uninominale del Senato di Palermo, dove ha preso solo il 5,8 per cento, superato abbondantemente dai candidati di M5s, Centrodestra e Centrosinistra. Stessa débâcle anche per la «presidenta» Laura Boldrini, ultima con il 4,6 per cento nel collegio Milano centro dove vince il candidato di centrosinistra Bruno Tabacci. Entrambi però sperano nel paracadute proporzionale, dipenderà dalla ripartizione dei seggi con Leu che ha di poco superato la soglia del 3 per cento che dovrebbe garantire loro la poltrona. In casa Leu, nonostante i pessimi risultati dovrebbe salvarsi anche Nicola Fratoianni, uno dei fautori della nascita di Liberi e Uguali.

Non mancano le batoste morbide anche in casa Pd a partire dallo «sceriffo» Marco Minniti. Il ministro dell'Interno ha perso al collegio di Pesaro, dove è arrivato soltanto terzo, battuto clamorosamente dal già espulso grillino Andrea Cecconi, al centro dello scandalo rimborsi elettorali farlocchi. Ma anche per lui le porte del Parlamento dovrebbero aprirsi comunque grazie al plurinominale in cui era candidato come capolista. Stessa sorte per un altro big del governo uscente, il titolare dei Beni Culturali Dario Franceschini è stato sconfitto nel collegio uninominale di Ferrara per la Camera dalla candidata di centrodestra Maura Tomasi. Franceschini non tornerà a casa, grazie alla candidatura anche nel listino proporzionale e farà parte del prossimo Parlamento. Così come un'altra trombata di lusso, la responsabile della Difesa Roberta Pinotti, che nella sua Genova è arrivata soltanto terza dietro M5s e centrodestra nel collegio uninominale in cui correva. Ma anche lei si salverà quasi certamente grazie al proporzionale. Altro giro, altro ministro reduce da un fallimento ma miracolato. Valeria Fedeli, contestatissima titolare del dicastero dell'Istruzione, è finita seconda a Pisa, battuta dal candidato del centrodestra ma in attesa della certezza di un elezione grazie al caro, vecchio e sicuro plurinominale. Finita qui? No perché il filotto di ministri caduti in piedi annovera anche il Guardasigilli Andrea Orlando che dopo la sconfitta all'uninominale, si salverà grazie al proporzionale dove era capolista nel comodo collegio Parma-Piacenza-Reggio. Tra i silurati che sperano c'è anche Claudio De Vincenti, ministro per la Coesione territoriale e Mezzogiorno, sconfitto nell'uninominale di Sassuolo.

In casa Pd sono tanti i big che contano di tornare in Parlamento nonostante una sconfitta. Dalla governatrice del Friuli Debora Serracchiani, al presidente del partito Matteo Orfini fino al figlio del governatore campano Piero De Luca, tutti quanti bocciati all'uninominale ma in piena corsa per un seggio grazie al plurinominale. In Campania asfaltato ma ripescato anche Paolo Siani, fratello del giornalista ucciso dalla camorra e uomo simbolo del Pd renziano.

Ci sono dei salvati dal plurinominale anche in casa centrodestra, primo tra tutti Vittorio Sgarbi che ha perso il collegio uninominale contro Di Maio in Campania ma quasi certamente sarà eletto grazie al plurinominale, così come Sandra Lonardo Mastella, e Renata Polverini, bocciate nel testa a testa ma ripescate dal plurinominale.

Un nome noto anche nel Movimento Cinque Stelle può esultare grazie alla doppia candidatura. È l'ex presentatore Gianluigi Paragone che ha perso nel collegio uninominale di Varese, dove era candidato al Senato. Battuto da Candiani del centrodestra ma graziato dal proporzionale che gli permetterà di passare dallo sgabello de La7 a uno scranno in Parlamento. La sua elezione in Parlamento è praticamente certa.

Ci sono poi casi contrari, ovvero di chi ha avuto un risultato di partito pessimo, non sfiorando nemmeno la soglia minima del 3 per cento che al proporzionale vuol dire niente elezione ma si è salvato grazie all'uninominale. Qui si deve registrare l'exploit di due big, entrambe donne. In primis Emma Bonino che nonostante il flop di +Europa è riuscita a vincere il collegio uninominale al Senato nel quartiere di Roma Gianicolense con quasi il 39 per cento dei consensi. Stesso successo che può vantare il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, leader della fallimentare lista Civica Popolare. Eppure alla Camera, dov'era candidata all'uninominale di Modena, ha vinto a mani basse conquistandosi il ritorno in parlamento. Ah, questo Rosatellum.

Tanto criticato quanto apprezzato da chi, alla fine, avrà una bella e comoda poltrona.

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