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L'Ong e gli abusi sessuali: il mesto contrappasso del terzomondista Bono

In Tanzania l'associazione «One» nella bufera Il leader degli U2 costretto alle scuse pubbliche

L'Ong e gli abusi sessuali: il mesto contrappasso del terzomondista Bono

Dopo la marcia su Roma delle paladine del #metoo, il cui movimento è molto fumo e niente arrosto, molti tweet, molte dichiarazioni fuori tempo massimo, molto vittimismo esibizionista in tv e suoi giornali, e nessuna reale denuncia, adesso si torna a parlare di bullismo sessuale. E non un bullismo semplice, nostrano, non un bullismo hollywodiano, ma addirittura terzomondista.

Succede insomma che Bono, il frontman degli U2, scopre alcuni presunti episodi di bullismo nella sua organizzazione di beneficenza non governativa «ONE». Pensate che scandalo: è come se Gino Strada beccasse un medico di Emergency a molestare un'infermiera del Ruanda. Nella fattispecie una donna sposata ha denunciato al Mail on Sunday (ma si fanno sempre sui giornali le accuse?) di essersi rifiutata di fare sesso con un membro del Parlamento della Tanzania, e per questo di essere stata retrocessa per azione del suddetto membro.

Una buona notizia è che per una volta non sono solo i membri occidentali sotto accusa, cominciamo anche con i membri africani. Un'altra buona notizia è il divertimento nel vedere un buonista attivista filantropo come Bono rimanerci male nello scoprire che certe cose succedono in casa sua. Tutto mondo è paese, figuriamoci i membri. Lui così impegnato nella pace del mondo, lui ossessionato solo dal combattere Donald Trump (lo ha perfino bandito dai suoi concerti) e il fascismo dilagante in Europa (dove lo vedano, tutto questo fascismo dilagante, lo sanno solo loro), ora deve fare i conti con gli ormoni della Tanzania. Inoltre, altro effetto positivo da considerare: Asia Argento a questo punto dovrà organizzare una marcia contro le molestie e il bullismo a Dodoma, così ce la togliamo dalle scatole per un po' e smette di bloccare il traffico a Roma.

In ogni caso, tornando alla signora retrocessa dal membro rifiutato, è tutto da verificare, ovviamente, ma nessuno lo dice: tanto ormai i processi si fanno mediaticamente, quindi basta denunciare qualcuno, un membro qualsiasi, perché sia vero fino a prova contraria, prova che in genere non arriva mai perché non si aprono né procedimenti penali né altro. Fermo restando che di questo membro della Tanzania (e annessa signora sposata bullizzata) non frega niente a nessuno, infatti dei due non circolano neppure i nomi, mica sono Kevin Spacey o Woody Allen. È una storia noiosa, interessante solo perché c'è di mezzo la disillusione di Bono, fresco anche della disillusione per la sconfitta del suo amato Matteo Renzi, al quale due anni fa dette il suo entusiasta endorsement (con una lettera sbagliava pure il nome, «Caro Mateo», e si congratulava per «la grande creatività e una visione del futuro che include tutti», si è visto che futuro, Bono non porta bene).

Dunque, per prima cosa, ci si scusa, e infatti il leader degli U2 si è dichiarato subito «profondamente dispiaciuto, perché odio il bullismo». Tra l'altro come se qualcuno possa dirsi a favore. Tuttavia anche prendere per buona qualsiasi accusa senza prima verificarla non sarà un'altra forma di bullismo? Qualsiasi colf si può alzare la mattina e denunciare a un giornale di essere stata retrocessa a pulire le scale per non averla data.

Infine, c'è da dire: quando le accuse hanno riguardato Bono, per esempio lo scandalo dei famigerati Paradise Papers, dove venne fuori l'evasione fiscale del cantante con investimenti in società offshore, lì il principio di non colpevolezza è stato invocato eccome:

Bono dichiarò di non entrarci niente, e essere solo «un investitore di minoranza passivo».

Per garantismo dovrebbe pensare possa essere stato passivo pure il membro del Parlamento della Tanzania.

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