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Di chi sono tutti i voti del centrodestra

Come insegnano le recenti storie sia del centrodestra sia del centrosinistra, le guerre fratricide - che siano scalate o scissioni - finiscono male un po' per tutti. Ma soprattutto per chi le innesca

Di chi sono tutti i voti del centrodestra

«Non ci hanno votato per portare al governo il Pd», ha detto ieri Matteo Salvini escludendo l'ipotesi di un'alleanza tra il centrodestra e il partito ex (forse) di Matteo Renzi. Osservazione legittima e condivisibile. Ma Salvini penso sappia bene che la sua coalizione non è stata votata neppure per facilitare la strada alla presa del potere da parte dei Cinquestelle, né direttamente (alleandosi con loro) né indirettamente (rinunciando a proporre alternative). E neppure il voto ricevuto dagli italiani era teso a sostenere una riedizione del governo Monti, quello dei tecnici per intendere. Chi ha votato centrodestra, insomma, lo ha fatto con lo scopo primario di far governare il centrodestra, e se non è possibile in autonomia - il risultato elettorale dice proprio questo - sta al leader trovare la soluzione. Che non potendo essere la migliore, deve per forza essere la meno peggio, nell'interesse non degli eletti ma degli elettori che hanno il diritto di non vedere disperso il loro voto.

Matteo Salvini è dunque atteso a questa prova per lui inedita. Non curare cioè solo gli interessi del suo partito - materia in cui è stato molto bravo - ma farsi carico di una responsabilità più grande, che va oltre i confini della Lega. Altrimenti sarebbe onesto rinunciare al ruolo di capofila di qualche cosa che non sente suo o che non rispetta. Per anni Silvio Berlusconi ha mediato con pazienza, con alleati grandi e piccoli e trovato soluzioni che a volte andavano contro gli interessi di Forza Italia. In alcuni casi ha addirittura ingoiato - e fatto digerire ai suoi - bocconi amari pur di tenere unita la coalizione, condizione questa indispensabile per provare a essere forza di governo. Ha subito dispetti e tradimenti - alcuni dolorosi e violenti - ma non ha mai rinunciato al suo ruolo di federatore.

Saprà Matteo Salvini fare altrettanto? I primi passi sembrano incerti, ancora da campagna elettorale, da uno contro tutti. Leggiamo più di ultimatum consegnati alla stampa che di dialogo dietro le quinte, più di fretta che di pazienza. C'è da augurarsi che sia solo mancanza di abitudine e non calcolo. Come insegnano le recenti storie sia del centrodestra sia del centrosinistra, le guerre fratricide - che siano scalate o scissioni - finiscono male un po' per tutti.

Ma soprattutto per chi le innesca.

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