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Padoan e Di Maio, rissa sull'Europa

Il ministro: «Per la Ue Italia a rischio». Il grillino: «Avvelena i pozzi»

Padoan e Di Maio, rissa sull'Europa

L'Ue vuole un'Italia «sotto tutela» sui conti pubblici, il ministro dell'Economia uscente, Pier Carlo Padoan, condivide l'impostazione generale e il candidato premier M5S, Luigi Di Maio, si inalbera. Questa la sintesi dell'Ecofin di ieri a Bruxelles.

«Il commissario agli Affari economici Moscovici - ha spiegato Padoan - ha parlato dell'Italia come un elemento di incertezza, cosa abbastanza ovvia ». Il titolare del dicastero di via XX Settembre, nel corso di incontri bilaterali con lo stesso Moscovici e con il presidente dell'Eurogruppo Mario Centeno (lunedì aveva incontrato per la stessa ragione il vicepresidente della Commissione Dombrovskis), ha cercato di rassicurare le istituzioni comunitarie sul Def prossimo venturo. «Il documento sarà presentato al Parlamento che non deve approvare o non approvarlo: il Parlamento voterà una o più risoluzioni di indirizzo con cui ciascun gruppo politico coglierà l'occasione per dire quali sono le priorità di politica economica e questo non significa approvare o emendare il documento». Quello che conta, è il concetto esplicitato dal ministro, è il quadro tendenziale, cioè a politiche invariate e con scatto delle clausole di salvaguardia su Iva e accise. L'Italia ha il pilota automatico impostato.

Il quadro programmatico sarà rimpiazzato dalle singole risoluzioni e chi avrà la maggioranza poi vedrà, ma Bruxelles vuole sicurezza sul futuro. «Tutti mi hanno chiesto che cosa succederà in Italia - ha dichiarato - la mia risposta è stata ovvia: Non lo so. Ho descritto le ipotesi sul tappeto, con tanto di distribuzione dei voti e degli scenari possibili e c'è sicuramente grande interesse tra colleghi dell'Eurogruppo». Il neodeputato Padoan ha semplicemente ribadito che il suo Pd «deve collocarsi all'opposizione perché fa parte del gioco democratico il fatto che i partiti che hanno vinto le elezioni trovino, offrano soluzioni di governo al Paese, questo è un loro dovere».

Esternazioni che hanno fatto andare su tutte le furie Luigi Di Maio. «Credo che oggi Padoan sia stato molto irresponsabile a trascinare in politica le questioni tra Italia e Bruxelles rispondendo non so a proposito del futuro dell'Italia. È stata quasi una provocazione, come a dire: Ora vado all'opposizione e avveleno i pozzi», ha attaccato nel corso di una conferenza con la stampa estera.

Un'analisi semplicistica e brutale, ma che ha un suo fondo di veridicità: l'internazionalmente accreditato Padoan gioca la sua personale partita a carte, favorendo soluzioni «tecniche» all'attuale impasse. Che a Bruxelles sarebbero gradite vista l'impazienza nei confronti di un Paese che ha il terzo debito pubblico del mondo senza essere la terza economia del mondo (copyright di Giulio Tremonti). La manovra di accerchiamento ha già messo all'angolo Di Maio. «Vogliamo portare avanti una politica espansiva ma con l'obiettivo di ridurre il debito, altrimenti tutte le misure economiche andrebbero solo alimentate con tagli», ha detto. Parole molto conservatrici.

La rivoluzione a cinque stelle, per ora, è rinviata.

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