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Goggia,dall'oro alla coppa. "Detto e fatto. È apoteosi"

Sofia: "Olimpiade e trofeo di specialità, che impresa Un anno fa ho toccato la sfera e deciso: la voglio"

Goggia,dall'oro alla coppa. "Detto e fatto. È apoteosi"

Are - Dopo l'oro ecco il cristallo a mettere il sigillo sulla stagione spettacolare di Sofia Goggia. In discesa è lei la numero 1 e poco importa se Lindsey Vonn può vantare il doppio delle sue vittorie, quattro a due. Sono altri i numeri che contano al tirar delle somme, sono il 509 a 506 e quei tre punti di differenza che la fanno star lassù, davanti a tutte, al posto che lei sente suo come poche altre. Dopo l'Olimpiade la Coppa del mondo, perché Sofia Goggia non è tipa che si accontenta, quando ha in testa un obiettivo per quello e solo per quello lavora, incurante degli altri, delle altre, dei problemi, degli intoppi.

Sembrava tesa alla vigilia? «Ero tesa, ma per forza, nell'unica prova avevo saltato una porta». Ma a tutto c'è rimedio, naturalmente, così Sofia si chiude in se stessa, va a camminare sul lago, cerca di entrare in connessione con questo posto e soprattutto si studia la pista a tavolino, visualizza la linea migliore e nella sua mente costruisce la discesa che basta per il secondo posto e per gli 80 punti che la tengono davanti all'americana. Lindsey si consola con la vittoria numero 82 della carriera, meno quattro dal record di Stenmark: «Più di così qui non potevo fare, la coppa l'ho persa cadendo a Lake Louise e poi sciando malissimo a Bad Kleinkirchheim, da Cortina poi ho vinto sempre io, ma ormai era tardi, non è bastato».

No, anche perché Sofia ha difeso la sua classifica come doveva e nessuna è riuscita ad infilarsi nei 6/100 che ieri l'hanno separata dalla Vonn. «Al parterre la sofferenza è stata pazzesca, ho voluto aspettare l'ultima concorrente, si anche la slalomista Petra Vlhova mi faceva paura, non si sa mai, ma no, nessuna sorpresa, perché nulla succede per caso e alla fine quel che andava portato in Italia io ce l'ho, missione compiuta. L'accoppiata oro-coppa è l'apoteosi della discesa libera, il raggiungimento di un obiettivo che mi ero fissata esattamente un anno fa, quando sul podio finale della scorsa stagione toccai la sfera di cristallo vinta da Ilka Stuhec e decisi che quel trofeo lo volevo anche io».

Ed eccola Ilka, la grande assente della stagione, da poco ha rimesso gli sci dopo l'infortunio al ginocchio ed è venuta ad Åre per dare un'occhiata alla pista dove fra un anno difenderà il titolo mondiale vinto nel 2017. Anche lei si accoda per fare i complimenti a Sofia, che riporta in Italia la coppa che fu di Isolde Kostner nel 2001 e 2002, poi di Peter Fill nel 2016 e 2017 e sul podio finale fa coppia con Beat Feuz, che con un terzo posto alle spalle dei due vincitori di giornata Mayer e Kriechmayr vince la sua prima sfera di cristallo, meritatissima. Svindal e Vonn si fanno selfie da battuti e delusi, sentono di aver perso un'occasione che forse non si ripeterà, hanno quasi 36 e 34 anni, un'età che a un atleta toglie fiducia nel futuro, «perché ogni gara potrebbe essere l'ultima». Intanto oggi li rivedremo in superG, dove Jansrud è già sicuro della coppa, mentre a Tina Weirather bastano pochi punti per fare il bis dello scorso anno.

Oggi SuperG donne ore 10.

30, superG uomini ore 12. Tv diretta Raisport HD e Eurosport

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