Economia

Tim, Elliott silura il cda targato Vivendi

Il fondo Usa presenta la sua lista per cacciare sei consiglieri. La partita di Genish

Tim, Elliott silura il cda targato Vivendi

Elliott sferra il primo attacco per il controllo di Telecom: +2,8% il titolo in Borsa. Come da copione Elliott ha infatti chiesto a Tim di integrare l'ordine del giorno dell'assemblea del 24 aprile con le sue richieste.

È bastato comperare il 2,5% di Telecom, questa la quota per ora dichiarata dal fondo attivista, per dar inizio alla guerra contro Vivendi, ingombrante primo socio (ha il 23,9%) dell'ex-monopolista. Il fondo di Paul Singer, come era già in parte trapelato, chiede la revoca dei sei membri del cda di Tim riconducibili a Vivendi, tra cui il presidente Arnaud de Puyfontaine (che è anche ad del gruppo francese) e del vice Giuseppe Recchi. Gli altri consiglieri nel mirino sono Hervè Philippe, Frèdèric Crèpin, Fèlicitè Herzog e Anna Jones. Il fondo Usa vuole di sostituirli con dei propri candidati, tutti italiani: nel dettaglio l'ex ad di Enel, Fulvio Conti, che potrebbe diventare presidente, Luigi Gubitosi (ex ad Wind e ora commissario Alitalia che almeno fino all avendita della compagnia siederebbe nel board del gruppo di tlc senza deleghe operative), Massimo Ferrari (cfo di Salini Impregilo), Paola Giannotti De Ponti (consigliere di Terna), Dante Roscini (docente di Harvard) e Rocco Sabelli (anch'egli un ex di Telecom nonchè di ex ad di Alitalia).

L'affondo ha risparmiato per ora l'ad Amos Genish, al momento cooptato nel cda, ma la sua nomina a consigliere è al primo punto all'ordine del giorno della convocazione originaria dell'assemblea. Il 24 aprile, insomma, se non lo vorrà in Consiglio, Elliott potrà votare contro la proposta e chiedere che sulle proprie posizioni convergano i voti degli altri azionisti. Ora il fondo ha 21 giorni per depositare i motivi che lo hanno spinto a chiedere la revoca dei membri del board vicini al gruppo di Vincent Bolloré. Nel mirino c'è una gestione di Tim - appunto a trazione francese - che, secondo il fondo attivista, non tutelerebbe appieno gli interesse di tutti i soci. Elliott ha comunque già fatto sapere la sua posizione nei confronti della governance di Tim: il titolo Telecom è sottovalutato e «la governance, la valutazione, la direzione strategica e le relazioni di Tim con le autorità italiane migliorerebbero con nuovi consiglieri indipendenti e altamente qualificati». Dal punto di vista operativo, per estrarre tutto il valore del gruppo e per tornare a distribuire dividendi, secondo Elliott si dovrebbero conservare tutti gli asset, a partire dal Brasile dove, è l'accusa rivolta a Vivendi, sono mancati gli investimenti necessari.

Altro cavallo di battaglia del fondo è la conversione delle risparmio in azioni ordinarie e lo scorporo della rete, con la distribuzione delle azioni agli attuali soci e successiva quotazione in Borsa.

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