Economia

Eni aumenta il dividendo E accelera la svolta verde

Sulle rinnovabili 1,2 miliardi di investimenti, e sale la produzione. Descalzi: «Il buy back? È un'opzione»

Eni aumenta il dividendo  E accelera la svolta verde

Londra Eni alza la cedola per la prima volta dal drastico taglio del 2015 e punta a una nuova fase di «espansione industriale» di tutte le linee di business dopo la metamorfosi seguita al calo del prezzo del greggio. Lo ha annunciato l'ad Claudio Descalzi nel corso della presentazione del piano industriale 2018-2021 agli analisti, avvenuta ieri a Londra insieme alla presidente Emma Marcegaglia. E Piazza Affari approva: il titolo Eni ha chiuso la seduta a 14,1 euro, in rialzo del 2 per cento.

Descalzi, forte della «fiducia in un'ulteriore crescita del valore», ha previsto un dividendo di 0,83 euro per azione, in rialzo del 3,75% rispetto alla cedola staccata lo scorso anno e pari, ai prezzi di negoziazione attuali, a un rendimento del 5,7% circa.

Per quanto riguarda la remunerazione degli azionisti, Descalzi ha lasciato la porta aperta anche ad eventuali operazioni di buyback. Il manager infine si è detto «sereno, rilassato e fiducioso» su tutte le partite politiche aperte, a iniziare dallo scenario italiano post elettorale per passare a Cipro (dove la marina turca ha recentemente fermato una nave di Eni) e, per finire, sui procedimenti in corso per presunte tangenti pagate dal gruppo per aggiudicarsi appalti in Africa.

Le parole chiave del piano sono invece: integrazione dei business (esplorazione, gas, raffinazione, rinnovabili e de-carbonizzazione), attenzione alla disciplina finanziaria, crescita organica, efficienza tecnologica e, infine, spinta sull'acceleratore delle rinnovabili su cui saranno investiti 1,2 miliardi (Eni si attende di installare, entro il 2021, 1 GigaWatt di potenza da fonti rinnovabili con un rendimento del 10%). Il Cane a sei zampe ha destinato 32 miliardi circa in investimenti a sostegno del piano quadriennale, una cifra invariata rispetto al piano precedente e di cui la maggior parte (80%) sarà riversato sull'upstream, ovvero nell'esplorazione e produzione di petrolio che nonostante la svolta «verde» rimane l'attività principale del gruppo.

Più in dettaglio, nell'upstream Eni punta a scoprire due miliardi di barili di nuove risorse perforando 115 pozzi in più di 25 Paesi attraverso 3,5 miliardi di investimenti. Grazie alle opportunità offerte da oltre 400mila kmq di superficie, la produzione di idrocarburi è poi prevista in crescita del 4% nel 2018 rispetto all'anno appena chiuso e del 3,5% in media all'anno nel quadriennio. «Negli ultimi quattro anni, in uno scenario di prezzi bassi, abbiamo scoperto 4,4 miliardi di barili e abbiamo aumentato in modo considerevole le nostre licenze esplorative di ben tre volte rispetto al 2013», ha sostenuto Descalzi. Quanto ai numeri, sui nuovi progetti il livello di pareggio è fissato a 30 dollari al barile, la metà rispetto agli attuali prezzi dell'oro nero. In questo scenario poi, con il Brent a 60 dollari a barile, Eni prevede di realizzare per fine anno un flusso di cassa operativo di oltre 11 miliardi che, se il contesto rimane inalterato, aumenterà di altri 2 miliardi nel 2021. Se la ripresa dell'oro nero dovesse proseguire si amplieranno i margini di guadagno.

Sul fronte del gas&power, infine, Descalzi è tornato ad accennare alla possibile una quotazione della divisione, confermando la strategia del gruppo di puntare sullo sviluppo del portafoglio di gas naturale liquefatto e della clientela privata.

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