Politica

La fine dei moralizzatori

La fine dei moralizzatori

C' era una volta il (fu) pm Antonio Ingroia, il fustigatore della mafia e del malaffare, il moralizzatore che saliva in cattedra: lui lassù nell'olimpo dei giusti in toga, a pontificare di politici corrotti e manager mangiasoldi da annientare, e la cosiddetta società civile giù, adorante, a seguire il suo verbo. E c'è oggi l'Antonio Ingroia non più pm anzi politico flop, imputato di peculato dalla procura di Palermo, fresco di beni sequestrati per la stessa accusa. L'Ingroia che come ogni imputato proclama la sua innocenza e anzi se la prende con i pm cattivi che hanno dato la notizia alla stampa prima ancora di notificargliela. Così va il mondo. Il mondo sballato di un'Italia che fa in fretta a incoronare i suoi eroi, salvo poi accorgersi che erano di cartapesta.

Intendiamoci: la presunzione d'innocenza in questo Paese ancora esiste e vale per tutti, ergo anche per il cittadino Ingroia, oggi avvocato e politico a vuoto, vedi il risultato da zero virgola della sua ultima creatura, la Lista del popolo per la Costituzione. E però. E però qualche considerazione sugli eroi alla Ingroia, sui moralizzatori che predicano bene e razzolano male, forse va fatta. La prima: l'era dei salvatori della patria perché pm e in quanto tali eroi buoni contro i cattivi politici, è finita. Lo dimostrano i flop elettorali: quello dello stesso Ingroia, ma pure del suo arcinemico ed ex capo in toga Pietro Grasso, eletto sì ma pesantemente sconfitto all'uninominale nella sua Palermo. La seconda considerazione, conseguenziale: un moralizzatore che razzola male come l'Ingroia descritto nell'inchiesta (inchiesta che lui stesso nemmeno smentisce nel merito, nega di avere agito al di fuori della legge, non di essersi autoassegnato il maxi premio di risultato o di aver scelto hotel a cinque stelle) rende un pessimo servizio tanto alla politica tanto alla magistratura di cui per tanti anni ha fatto parte, da toga di primo piano. C'era una volta, quel pm antimafia star, in aula e sui giornali. Adesso c'è solo l'imputato Ingroia. E le figuracce in serie che da quando ha lasciato quella toga Ingroia è riuscito a inanellare, dalla magistratura - da cui si è fatto cacciare - alla politica. Ora la farsa del moralizzatore è finita.

Giù il sipario.

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