Cronache

Prigioniera in un box: picchiata e violentata dal fidanzato straniero

La vittima è una ragazza di 20 anni. L'uomo l'ha minacciata di morte, lei l'ha denunciato

Prigioniera in un box: picchiata e violentata dal fidanzato straniero

Milano Quando in un momento di grande difficoltà una donna incontra un'altra donna, possono nascere rapporti profondissimi, collaborazioni di valore inestimabile, anche e soprattutto sul fronte della sicurezza. È così che un'impiegata milanese di 20 anni, senza omettere i particolari più drammatici e scabrosi, ha trovato il coraggio di denunciare a un'altra donna, ufficiale dell'Arma dei carabinieri, il fidanzato ecuadoriano. Un extracomunitario con il doppio dei suoi anni, regolare sul territorio, residente a Carugate e fino all'altro ieri incensurato, ora finito in carcere a Monza con l'accusa di violenza sessuale aggravata, sequestro di persona, minacce aggravate e violenza privata. Un ex operaio attualmente disoccupato che imperversa nelle sale da ballo di danze latino americane dell'hinterland, conosciuto proprio in uno di questi locali dalla giovane circa un anno fa e che la settimana scorsa, dopo una lite per gelosia, l'ha massacrata di botte al punto da renderla quasi irriconoscibile. Avvalendosi del suo ruolo di «fidanzato ufficiale» il sudamericano ha anche violentato la ragazza dopo averla sequestrata per un'intera notte in un box. E conciata in quel modo, la mattina dopo, come se nulla fosse, l'ha riaccompagnata a casa. «Raccomandandosi», molto pacatamente, che se non voleva morire, doveva tenere per se tutto quel che le era successo nelle ore precedenti.

Quando si è presentata in casa, davanti alla madre, la ragazza aveva il volto completamente tumefatto, vistose escoriazioni blu su tutto il corpo, il capo profondamente dolorante dopo che l'uomo, nella sua furia, le aveva strappato parti del cuoio capelluto alla radice, ciocche che ricresceranno forse solo dopo cure lunghe e complesse.

La donna pietrificata e impaurita ha accompagnato immediatamente la figlia all'ospedale di Vimercate dove il personale medico, spaventato a sua volta da quella ragazza irriconoscibile e mezza pelata, ha avvertito i carabinieri della compagnia locale. La giovane, dimessa con 20 giorni di prognosi, si era chiusa però in un silenzio amaro e ostinato. Solo davanti a Federica Massa, 35enne tenente dei carabinieri della compagnia di Vimercate, è riuscita a mettere insieme tutto il suo coraggio e a raccontare quello che le era successo, le «torture» a cui era stata sottoposta da un uomo che tuttora giura di amarla e volerla sposare.

La Procura di Monza, nella persona di un'altra donna di valore, il procuratore aggiunto Luisa Zanetti, ha compreso la gravità, spesso sottovalutata, di uno stupro quando ad abusare è un qualsivoglia «fidanzato». E ha disposto che i carabinieri di Vimercate attuassero una «vigilanza dinamica» sotto l'abitazione della ventenne, per tutelare lei e i suoi familiari. L'ecuadoriano infatti continuava a tempestare di chiamate e messaggi la ragazza, che non gli ha mai risposto. L'altro ieri l'arresto, nell'appartamento dell'uomo.

Apparso particolarmente stupito di vedersi mettere le manette.

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