Politica

E quattro grillini su dieci si dicono di sinistra

Degli elettori M5s il 23% si considera di centro e soltanto il 9% di destra

E quattro grillini su dieci si dicono di sinistra

Il Movimento cinque stelle è senza dubbio uno dei vincitori della recente tornata di elezioni politiche. Il plebiscito di voti che ha ottenuto nelle regioni meridionali, benché in buona misura previsto dalle ricerche riservate sulle intenzioni di voto svolte la settimana precedente al voto, ha suscitato in molti osservatori e analisti nonché nei leader politici una forte sorpresa e, in alcuni, spavento e incredulità. Oggi la formazione di Grillo è divenuta a tutti gli effetti protagonista dello scenario politico e si pone come potenziale forza di governo, «aprendosi» a possibili alleanze o interazioni di vario genere e natura con le altre forze politiche. Ottenendo sino a questo momento una prevalenza di rifiuti e di dinieghi, ma anche, in alcuni casi, velate (e spesso inconfessate) disponibilità o tentativi di dialogo informale.

Al riguardo, il caso forse più interessante è quello del Pd. A livello ufficiale, il partito diretto sino a poco tempo fa da Renzi, ha espresso una indisponibilità ad allearsi e financo ad avviare un dialogo con i Cinque stelle. Ma sono molte le componenti interne ai democratici a pensarla diversamente e ad immaginare, in un prossimo futuro, possibili accordi coi pentastellati. E molti esponenti di «area centrosinistra» si sono schierati su questa posizione.

Uno degli argomenti maggiormente evocati a sostegno dell'opportunità del dialogo Pd-M5s è la asserita contiguità delle due forze politiche sul piano delle caratteristiche e della provenienza dei votanti. «La maggior parte dei voti persi dal Pd» ha detto un esponente di quel partito «sono confluiti nei Cinque stelle. Sono i nostri ex elettori. E anche dal punto di vista della composizione sociale, si tratta delle classi meno abbienti, da sempre oggetto di maggiore attenzione della sinistra». Insomma, secondo questa tesi, il M5s sarebbe divenuto, forse suo malgrado, un partito «di sinistra».

Si tratta però di un approccio in buona misura infondato e non corrispondente alla realtà. È vero infatti che (come dimostra l'analisi statistica dei «flussi elettorali», che abbiamo presentato anche su queste colonne il giorno dopo il voto) la maggior quota dei consensi in uscita dal Pd si è diretta verso i Cinque stelle, ma è vero anche che questi ultimi hanno assunto, se non altro per il fatto di vedere affluire una così imponente massa di voti dalle provenienze anche disparate, una natura composita e articolata.

Lo indica anche l'analisi dell'autocollocazione sull'asse sinistra-destra degli elettori grillini (condotta da Eumetra MR attraverso un sondaggio su un campione rappresentativo). È dunque vero che, se si domanda a costoro se si sentano di sinistra, di centro o di destra, una percentuale consistente, il 31%, si dichiara di centrosinistra e un altro 6% si colloca addirittura nella sinistra tout court. Nell'insieme, dunque, il 37% dei votanti M5s si definisce di sinistra. Ma, se si vogliono fare dei paragoni sul connotato di sinistra dei diversi partiti, non si può non notare che nel Pd questa percentuale è più che doppia e raggiunge l'88%.

Il fatto è che, come abbiamo detto, il M5s ha assunto una veste assai più articolata e variegata delle altre forze politiche. Tanto è vero che, all'interno del suo elettorato, convive con la componente di sinistra, una quota ampia (quasi un quarto, il 23%) che si colloca al centro, una più modesta ma significativa (9%) che si definisce di centrodestra e, quello che è più importante, una porzione assai vasta (30%) che si rifiuta di posizionarsi nella dimensione sinistra-destra.

Insomma, dentro il M5s c'è di tutto: nessuna altra forza politica vede i suoi elettori distribuirsi in modo così differenziato. Sia gli elettori del Pd, sia, sull'altro verso, quelli di Forza Italia e della Lega sono assai più caratterizzati e univoci nel loro posizionamento.

Anche sul piano della composizione sociale dei suoi votanti, il M5s presenta un quadro articolato. Da una base costituita nel 2013 perlopiù da giovani in condizione lavorativa precaria o comunque disagiata, è passato ad un pubblico elettorale composto da molti e diversi ceti sociali, accomunati tra loro non tanto dalla connotazione di classe, quanto dalle motivazioni di voto di protesta o di auspicio di un'impostazione più assistenziale dello Stato.

Per tutti questi motivi, sbaglia chi, nella dirigenza del Nazareno, ha considerato il M5s «simile» al Pd e che, su questa base, auspica una intesa o una collaborazione tra queste due forze politiche.

I grillini costituiscono, per la loro natura politica e sociale, un unicum nel panorama del nostro Paese. Difficilmente assimilabile alle altre forze in campo.

E, anche per questo, difficilmente gestibile politicamente.

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