Economia

Porsche lascia la catena di montaggio

Mission E, la prima auto elettrica della Casa tedesca, viaggia su un carrello-robot

Porsche lascia la catena di montaggio

Stoccarda - Era il primo dicembre 1913 quando Henry Ford fece partire la prima vera catena di montaggio in una fabbrica di automobili, con gli operai posizionati in prossimità di un nastro trasportatore. Una data storica che ha segnato, con continui miglioramenti e il crescente apporto di nuove tecnologie, i decenni successivi. Fino ad arrivare ai giorni nostri. Ma tutto sta cambiando nel mondo dell'automobile. E la grande rivoluzione in corso - all'insegna di digital, connettività e motorizzazioni a emissioni zero - non poteva non toccare anche il modo di produrre i veicoli. Ecco allora che la nuova fabbrica 4.0, che Porsche ha realizzato all'interno dello storico polo di Zuffenhausen, a Stoccarda, dice addio alla catena di assemblaggio.

Mission E, prima vettura elettrica della Casa tedesca, pronta per il mercato nel 2019, viaggerà lungo una linea di montaggio virtuale su un carrello-robot, seguita da un addetto. A ogni stazione, la vettura si alza e si abbassa in modo che l'operaio possa lavorare senza affaticarsi; quindi, il carrello-robot riparte e completa il giro. Intorno, nessun rumore e nessun odore. Da qualche parte, una regia provvede a far dialogare le varie stazioni tra loro e coordina tutto il processo produttivo. In pratica, la guida autonoma, oltre che l'automobile, riguarderà da ora in poi anche la sua produzione.

Sulla mobilità elettrica, Porsche ha annunciato un piano di investimenti al 2022 di 6 miliardi, uno dei quali già destinato alla supercar elettrica Mission E (600 cavalli di potenza, 0-100 in 3,5 secondi, autonomia di 500 km e solo 15 minuti per ricaricare la batteria) e alla nuova autonomous factory all'interno della quale lavoreranno oltre 1.000 nuovi addetti. «Perché al centro di tutto - ha tenuto a sottolineare il ceo di Porsche, Oliver Blume - rimane sempre l'uomo». Il nuovo metodo di lavoro applicato a Zuffenhausen, oltre a contare in termini di maggiore efficienza, flessibilità e adattabilità, permette risparmi nell'ordine del 40% rispetto a una tradizionale linea di montaggio. «Non per questo rinunceremo all'apporto delle persone - rassicura il responsabile di Porsche per la produzione, Albrecht Reimold - in quanto la tecnologia non ha ancora raggiunto il livello di sofisticazione che può garantire un essere umano».

All'interno della fabbrica 4.0 è proibito scattare foto e filmare. Su uno dei carrelli-robot, utilizzato per una breve dimostrazione, è posizionato il telaio di una Panamera, e non di una Missione E, peraltro già esposta come concept ai recenti Saloni dell'automobile. L'impianto tedesco che rompe tutti gli schemi e segna un nuovo per il settore, è collegato direttamente con la fabbrica che sforna le mitiche 911, e si trova poco distante dalla Porscheplatz, sede del museo che racconta la storia della Casa automobilistica che nel 2018 celebra i 70 anni.

Per i prossimi dieci anni, Porsche intende muoversi lungo tre direttrici, sviluppando auto sportive con motore endotermico ottimizzato («saranno i clienti a decidere il futuro del diesel, ancora molto richiesto in Italia e in altri Paesi del Sud Europa», ha precisato Blume), ibride plug-in (con possibilità di ricarica).

«Ci stiamo attrezzando allo scopo di affrontare la transizione in corso con la maggiore flessibilità possibile», ha aggiunto il ceo che, insieme al cfo, Lutz Meschke, ha commentato i dati dell'esercizio 2017 (ricavi e utile +5% e +7%) e accennato ai piani futuri della società inserita nella grande galassia Volkswagen.

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