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Salvini tratta con Di Maio: ho anche l'ok del Cavaliere

Il leader ha telefonato all'ex premier e dice che non ci sono veti al dialogo col M5s: «Siamo d'accordo su tutto»

Salvini tratta con Di Maio: ho anche l'ok del Cavaliere

I l tempo della riflessione e del faticoso tentativo di comporre a tavolino il puzzle impazzito delle maggioranze parlamentari si avvia a conclusione. Dopo tanti ragionamenti teorici si entra nella settimana della verità, nei giorni caldi in cui sarà necessario scoprire le carte e misurarsi con le votazioni parlamentari a partire da venerdì. Uno snodo fondamentale, anche in vista dei futuri assetti di governo, su cui Matteo Salvini e Silvio Berlusconi si sono soffermati ieri in una telefonata «cordiale» in cui i due leader «hanno confermato gli impegni già presi nell'ambito della coalizione».

Il leader della Lega, insomma, rassicura di non avere intenzione di prestarsi a una fuga in avanti solitaria insieme a Luigi Di Maio, ma di voler procedere di concerto con gli altri partiti del centrodestra. Un accordo sul candidato alla presidenza del Senato ancora non c'è, ma domani a Roma si vedranno Berlusconi, Salvini e Giorgia Meloni (l'incontro potrebbe essere allargato con la presenza dei capigruppo e di Niccolò Ghedini) e decideranno su chi puntare. Se alla Camera, secondo indiscrezioni, sale il nome di Emilio Carelli che insidierebbe Riccardo Fraccaro (che resta comunque il favorito) per il Senato è ancora tutto aperto e nel centrodestra si ritiene che il veto pentastellato sui «condannati» non sia affatto insuperabile. Una condizione che non riguarda Giulia Bongiorno il cui nome continua a circolare.

Nella telefonata Berlusconi-Salvini, il presidente di Forza Italia chiede al leader della Lega di mettere le carte in tavola: «Il tuo ruolo di leader della coalizione è stato riconosciuto, adesso in virtù di questo devi decidere quale strada prendere». Salvini risponde rassicurando sul fatto che si muoverà nel perimetro dell'alleanza di centrodestra e mercoledì verrà presa una decisione comune sui candidati. In questo senso, tra le ipotesi, c'è anche chi continua a perorare l'idea di eleggere Salvini presidente del Senato e Di Maio presidente della Camera, per poi chiedere a Sergio Mattarella il mandato esplorativo per il numero uno del Carroccio.

Salvini, dal canto suo, continua a dirsi convinto che non ci sia alcun veto da parte di Berlusconi sul Movimento Cinquestelle. In sostanza, secondo il segretario leghista, il raggio d'azione della trattativa di governo potrebbe allargarsi ai pentastellati senza che questo comporti strappi dolorosi. Secondo altri, invece, l'apertura di Berlusconi sarebbe solo tattica e funzionale a dare una possibilità alla trattativa, senza soffocare in partenza le chance di dare vita a un esecutivo. Un modo per spazzare via gli alibi e impedire che il negoziato venga soffocato nella culla con un rapido ritorno alle urne, magari già nel prossimo autunno o più verosimilmente nel febbraio 2019 dopo la modifica della legge elettorale.

Salvini, intanto, da Udine, ribadisce di voler fare presto ed essere contrario a ogni tattica dilatoria. «Siamo disposti a ragionare e a confrontarci con tutti sul programma, non sulle presidenze o sulle vicepresidenze, perché vogliamo che il Parlamento cominci a lavorare il più presto possibile affinché gli italiani abbiamo un governo che passi dalle parole ai fatti. Partiamo dalla coalizione di centrodestra.

Voglio portare al governo riforme a costo zero».

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