Cronaca locale

Sindaco leghista paga il treno e manda i migranti a Bresso

Niente asilo per una mega rissa: via da Gallarate in 12. E la "Milano dell'accoglienza" vuole rispedirli indietro

Sindaco leghista paga il treno e manda i migranti a Bresso

Dodici migranti fra Gallarate e Milano. E lo schema è fin troppo facile da disegnare. Da una parte c'è il sindaco Andrea Cassani, leghista del Basso Varesotto, che di tasca sua paga il biglietto del treno a 12 extracomunitari per «spedirli» a Milano. Dall'altro lato si trova l'assessore al Sociale della grande e «inclusiva» Milano, Pierfrancesco Majorino, che è di sinistra e fautore della marcia «Senza muri». La realtà però a volte sfugge a certi schemi. Questa vicenda per esempio è piuttosto complessa. Anzi, i gambiani sembrano finiti in una sorta di vuoto normativo (non privi di responsabilità, come ricostruisce La Provincia). Accade infatti a Varese che centinaia di richiedenti asilo debbano essere sistemati perché la società che gestisce anche il centro di accoglienza straordinaria di Gallarate non ha partecipato all'ultimo bando. Fra i 500 circa, i 12 hanno un valido permesso di soggiorno, ma sono stati esclusi dai programmi di accoglienza dal momento che, come spiega il quotidiano locale, sarebbero stati protagonisti della mega rissa su basi etniche che è scoppiata nel centro di via Ranchet. «Al momento dell'accredito, dodici persone sono rimaste a piedi» spiega infatti Cassani, e lo fa senza aria di sfida o di provocazione. «Queste persone erano contente di andare via, poi hanno spiegato loro che non potevano né stare lì né andare in altro centro. Erano senza cibo, a spasso, senza pocket money. Io mi sono offerto di dare loro aiuto. Milano la vedono come una città che offre più occasioni di Gallarate. Io mi sono offerto di contribuire».

Il sindaco ha tirato fuori 90 euro e altrettanti la società che gestisce fino a fine mese il centro. In tutto 180 euro. La soluzione pratica, o forse sbrigativa, trovata da Cassani, suscita la reazione irritata del sindaco Beppe Sala, che parla di «provocazione»: «Il problema è serio - dice - quello che noto e che qualcuno fa la sua parte, qualcun altro no e questo è spiacevole». Prima ancora è arrivata la reazione indignata di Majorino, che prima comprensibilmente ha ricordato «che siamo di fronte a persone. Non a un pacco da spedire da una parte all'altra del Paese», ha informato che «alcuni di loro siamo riusciti ad intercettarli» e «ospitarli in strutture d'emergenza», e poi - senza forse conoscere i termini della questione - si è rivolto alla Prefettura affinché si faccia carico della gestione dell'accoglienza e al sindaco di Gallarate, chiedendogli di scusarsi. E Repubblica ha riportato la sua rabbia: «Mi viene la tentazione di pagare il biglietto a 2000 profughi e mandarglieli a Gallarate - ha detto l'assessore - così poi vediamo come finisce». Ma Cassani non cede: «Mi stupisce. Loro non vogliono tornare, volevano arrivare a Milano e l'avrebbero fatto comunque.

Io sono a posto con la coscienza».

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