Cultura e Spettacoli

Il segreto di St Aubyn? Cinismo e ferocia

Come sempre l'autore della saga dei "Melrose" sulla pagina non fa sconti a nessuno

Il segreto di St Aubyn? Cinismo e ferocia

Charlie Fairburn, sceneggiatore del film Alieni dal cuore umano - un successone hollywoodiano che gli è valso fama e soldi - ha solo sei mesi di vita. E pensa, contro il parere del suo agente newyorchese, Arnie, di dedicarsi a un romanzo. Non su chiunque, bensì su se stesso: sulla coscienza, sulla morte che si avvicina, sull'io di fronte alla fine. Chiaro che Arnie, uno che dichiara di pensare solo «ai soldi», trovi l'idea inaccettabile. Lui pensa, piuttosto, a una retrospettiva sul morto (futuro o quasi tale). Ma Charlie si sposta nella luccicante Costa Azzurra, vende la sua sciccosa casa a Saint-Tropez e cerca di scialacquare tutti i suoi milioni al casinò di Montecarlo. Perché la povertà, si sa, è condizione adatta alla creatività artistica. Peccato che incontri una bellissima giocatrice d'azzardo senza cuore, una compagnia di ridicoli pseudo-intellettuali, un Maestro del cinema che muore a stretto giro e che tutti vogliono commemorare...

C'è tutto il repertorio di Edward St Aubyn in Via d'uscita, un romanzo del 2000, ma che in Italia viene pubblicato ora da Neri Pozza (pagg. 188, euro 16; trad. di Luca Briasco; in libreria dal 29 marzo) e di cui, per gentile concessione dell'editore, in questa pagina proponiamo un brano in anteprima. La «via d'uscita» di Charlie è, appunto, un tentativo di fare i conti con l'essere e con la morte, chiaramente destinato al fallimento già nella sua pretenziosità iniziale; e che poi si scopre ancora più effimero con il procedere del romanzo, e delle vicende dello stesso Charlie. Il protagonista del suo libro-testamento si chiama, guarda un po', Patrick: che è poi il protagonista della saga dei Melrose (Neri Pozza, 2013), il capolavoro di St Aubyn, nonché alter ego dello stesso scrittore.

In Via d'uscita non ci sono aristocratici decadenti e perversi e l'unica sostanza provata dal protagonista è il Prozac; però ci sono il cinismo, il chiacchiericcio vuoto, lo snobismo, la ferocia della descrizione che non fa sconti (neanche al descrittore) e, come in Senza parole (Neri Pozza, 2014), il romanzo di St Aubyn che fa a pezzi la cricca degli scrittori e dei premi letterari, c'è l'essere intrappolati in un ruolo, del quale liberarci è quasi impossibile.

Nemmeno di fronte al destino che ci attende tutti, alla fine.

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