Sgarbi quotidiani

Il turpiloquio da Marziale a oggi

Il mio unico cliché, proprio per limitare l'eccesso di turpiloquio è: "Capra!". Il resto è il "volgare" scolastico della mia generazione

Il turpiloquio da Marziale a oggi

Il mio unico cliché, proprio per limitare l'eccesso di turpiloquio è: «Capra!». Il resto è il «volgare» scolastico della mia generazione, inaugurato dal Giovane Holden di Salinger, e che io non ho dismesso in età adulta, comportandomi in televisione come nella vita quotidiana.

Non ho voluto perdere efficacia (e popolarità), valorizzando quell'eloquio dotto che caratterizza il giovane filosofo Diego Fusaro (e al quale sono predisposto sulla pagina scritta, nel rovesciamento del precetto di Marziale: «Lasciva pagina sed vita proba» in «lasciva vita sed pagina proba»), in bilico fra candid camera e reality show. La mia posizione è diversa da quella di Beppe Grillo, attore, che recita il turpiloquio, e di Vincenzo De Luca, che si atteggia con compiacimento.

Io mi incazzo veramente, ma solo se provocato; e questo non può accadere sulla pagina riposata. Le parolacce hanno una rapidità e un'efficacia che il linguaggio pulito o colto non ha. Creano sorpresa e divertimento, o piacere. Se, nel culmine di una discussione, com'è accaduto, io dico «stronzo», tutto il pubblico reagisce, si sveglia, si diverte, si eccita, anche dopo anni di abusi che non hanno ancora consumato questo immancabile effetto del turpiloquio.

E, a chi dice che siamo in tempi di decadenza dei costumi e di maleducazione intollerabile, possiamo rispondere che non erano diversi, quanto a licenziosità e a turpiloquio, ammiratissimi classici come Catullo e Marziale.

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