Sgarbi quotidiani

Il perdente che si sente vincente

Il perdente che si sente vincente

Guai al tecnico. Siamo allo stallo perfetto, con la resurrezione della politica, doppia, ma senza ambiguità. Per questo qualcuno potrebbe pensare al governo del presidente: Mattarella stesso, o l'equivalente che non c'è, con Salvini e Di Maio vicepremier, in una Italia divisa in due. E infatti è impossibile che il governo vada, come tragicamente è avvenuto con la presidenza della Camera, a un perdente che si crede vincente. Al contrario, non è possibile che il vincente, cioè il numero uno, accetti, per di più dimidiato, di fare il numero due di un numero due. D'altra parte chi, nella posizione di Di Maio, pone veti non può avere speranze. I veti che pone li subirà. Dopo tanta iattanza, deve risultare quello che è: perdente e umiliato, sopraconsiderato dagli storditi che non si aspettavano il suo exploit. Qualcuno potrebbe dire: lasciamoli governare, così si logoreranno, come già si è visto a Roma. Ma sarebbe una scelta suicida, con l'evidenza di lasciare ammalorare lo Stato per la insipienza e l'incompetenza di questi, con il solo obiettivo di indebolirli. Il dato oggettivo è che non hanno i numeri, come non li ha il centrodestra. Sarebbe sconveniente riprodurre, a parti rovesciate, il patto del Nazareno, chiedendo il sostegno di un centrosinistra «alfanizzato». Sono posizioni che non giovano e che non rispondono alla volontà degli elettori. Dunque si torni al voto. Con la riabilitazione di Berlusconi, che gli consentirà di essere un candidato vero e, se non di superare la Lega, di tenere i suoi punti dentro un centrodestra che cresce.

E sarà Rinascimento.

Commenti