Economia

Fca, parte la corsa al dopo Marchionne

Elkann: "Fiducioso su un interno". Altavilla e Palmer in gioco. Ma c'è anche l'ipotesi esterna

Fca, parte la corsa al dopo Marchionne

«Siamo fiduciosi che nella squadra di Sergio Marchionne sarà scelto il successore». Lo scrive il presidente John Elkann nella consueta lettera agli azionisti di Exor, la holding che ha nel suo portafoglio Fca, gruppo «che ha fatto registrare la performance migliore nel 2017». Elkann afferma anche che «la maggior parte della squadra guidata da Marchionne ha vissuto l'incredibile avventura di Fca sin dal 2004, e siamo fiduciosi che uno di essi diventerà il successore dell'ad».

Da queste parole emergono alcune indicazioni: la prima riguarda il termine «fiducioso», che potrebbe essere un modo per dire che, è vero il futuro amministratore delegato arriverà dall'interno di Fca, ma non sarebbe del tutto esclusa un'opzione esterna.

Elkann, in questo modo, lascerebbe una porticina aperta a una eventuale soluzione B, anche se appare improbabile che la decisione finale sia questa. Infatti, il presidente di Exor e lo stesso Marchionne da tempo sostengono che il successore alla guida del Lingotto sarà un manager che opera nel gruppo, verosimilmente un membro del Gec (la prima linea di dirigenti che risponde all'ad).

Un passo indietro suonerebbe come una contraddizione clamorosa, anche perché «una delle qualità più importanti e durature di un leader - scriveva Marchionne nel salutare Richard Tobin, dimessosi dal vertice di Cnh - è lo sviluppo delle persone che guida».

Due, comunque, i nomi al momento in pole per il dopo-Marchionne in Fca, cioè dal 2019 in avanti: Alfredo Altavilla, coo del gruppo per i mercati Emea (Europa, Africa e Medio Oriente), e Richard Palmer, britannico, attuale direttore finanziario. Di essi, il primo, da sempre apprezzato da Elkann, è stato inserito da Elliott nella squadra proposta per la guida di Telecom, un importante riconoscimento internazionale visto che lo stesso fondo Usa è da poco anche azionista di Hyundai, colosso coreano che avrebbe imbastito un negoziato con Fca. Altavilla, inoltre, ha condiviso con Marchionne tutti i momenti chiave del gruppo (salvataggio, rinascita, scalata a Chrysler e sviluppo globale), ma anche le delusioni, come il fallito blitz su Opel e, più, di recente, il netto rifiuto a un accordo da parte di Mary Barra (Gm).

E la possibile, seppur remota soluzione B? Il candidato ideale resta Luca De Meo, ora presidente di Seat nel Gruppo Volkswagen, già pupillo di Marchionne che lo ha «allevato» a Torino. Il manager, fino a poco tempo fa direttore marketing nonché membro del cda di Audi, potrebbe però rientrare nella riorganizzazione all'interno delle stanze dei bottoni del gruppo, con un nuovo upgrade, anche se a Wolfsburg c'è chi storcerebbe il naso nel vedere un non tedesco al volante di uno dei marchi storici del colosso.

Su Fca, infine, il presidente della holding di controllo rassicura il mercato: «Gli obiettivi al 2018 fissati nel 2014 sembravano irraggiungibili allora, ma a mano a mano che ci avviciniamo, sembrano sempre più possibili. Se gli obiettivi saranno raggiunti - aggiunge Elkann - nel 2019 l'ad Marchionne potrà lasciare al suo successore una società con 4 miliardi di cassa, 125 miliardi di dollari di ricavi e 5 miliardi di dollari di utili netti adjusted. Un successo di cui gli saremo sempre grati».

Ma l'erede di Marchionne, chiunque sia, dovrà soprattutto mettere il piede sull'acceleratore al capitolo «nuovi prodotti» per i vari marchi, quelli che si conosceranno il prossimo 1 giugno all'Investor Day di Balocco.

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