Economia

Un ad guadagna il triplo di un bancario

Per un impiegato di banca ci vogliono tre vite per avere lo stesso stipendio dei big

Un ad guadagna il triplo di un bancario

«Un bancario deve così lavorare tre vite per avere la stessa retribuzione annuale di un banchiere». A fare i conti in tasca ai top manager del credito è uno studio del sindacato First Cisl da cui emergono multipli fra i salari dei dipendenti e quelli dei vertici che in alcuni casi raggiungono le 40, 50 e appunto 122 volte. Tradotto: un amministratore delegato delle banche italiane può guadagnare oltre 100 volte lo stipendio medio di un bancario del suo gruppo. Considerate le varie voci di remunerazione e il fair value delle azioni ricevute come incentivo, spiegano dall'ufficio studi del sindacato, l'ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha incassato quasi 5,5 milioni di euro che equivalgono allo stipendio medio annuo di 122 dipendenti del gruppo: sono 15 mila euro al giorno, inclusi i festivi. L'ad di UniCredit, Jean Pierre Mustier, è a meno della metà: 6.200 euro al giorno, inclusa la parte azionaria, per un totale di 2,3 milioni, corrispondenti a 53 salari medi del gruppo.

Agli ad del Banco Bpm, Giuseppe Castagna, e di Ubi, Victor Massiah, sono andati rispettivamente 1,8 e 1,6 milioni, mentre l'ad di Mps, Marco Morelli, ha ricevuto 1,1 milioni, come lo stipendio di 22 dipendenti. Il doppio rispetto al moltiplicatore di 10 retribuzioni imposto dalla Commissione europea a luglio in sede di approvazione della ricapitalizzazione prudenziale della banca. Ma a partire da quella data il suo stipendio é sceso a 466mila euro lordi. «Io dal 5 luglio guadagno questa cifra, alcuni dei miei riporti guadagnano questa cifra, e finchè c'è l'aiuto di Stato nessuno può superarla», ha detto in assemblea giovedì scorso.

Allineato al livello di 10 volte lo stipendio medio dei dipendenti il presidente del Banco Bpm, Carlo Fratta Pasini, che ha incassato 560 mila euro. Quanto a Carige, per ciascuno dei suoi 193 giorni di lavoro al timone dell'istituto ligure, l'ad Paolo Fiorentino ha avuto quasi 3.750 euro, per un totale di 723 mila euro, equivalenti a quanto hanno avuto nello stesso periodo 29 dipendenti. Al Credito Valtellinese, il direttore generale Mauro Selvetti e il presidente Miro Fiordi hanno ottenuto compensi intorno ai 700 mila euro, pari a una quindicina di stipendi medi. In casa della concorrente locale, Popolare di Sondrio, l'ad Mario Alberto Pedranzini ha ottenuto 1,4 milioni (28 stipendi medi), mentre è di soli 6 salari il moltiplicatore del presidente Francesco Venosta, che ha ricevuto 314 mila euro. Fatti i conti, il segretario FIrst, Giulio Romani passa all'attacco chiedendo «subito una legge del nuovo governo per stabilire un tetto e soprattutto legare le retribuzioni dei manager a obiettivi di carattere sociale in un arco temporale di medio lungo termine».

Va comunque ricordato che secondo l'autorità bancaria europea (Eba), nel 2016 è sceso del 10,6% il numero di quelli con stipendi e bonus sopra il milione di euro annui, mentre in Italia è rimasto quasi invariato (da 174 a 172). I nostri banchieri hanno guadagnato in media 1,73 milioni a testa. Nel suo rapporto annuale l'Eba rileva che in totale fra stipendi fissi, variabili e bonus dilazionati nel tempo, i top manager italiani sono costati al settore bancario e finanziario 351 milioni.

Quasi un terzo è andato a 58 dirigenti dell'investment banking principalmente sotto forma di bonus: la parte variabile costituisce i due terzi della remunerazione totale.

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