I soliti moralisti
16 Aprile 2018 - 06:00Ogni tanto, appare all'orizzonte qualche sconosciuto moralista che poi rapidamente piomba nel nulla
Ogni tanto, appare all'orizzonte qualche sconosciuto moralista che poi rapidamente piomba nel nulla. Si esibisce contro il mio litigare in televisione: i concetti sono sempre gli stessi, la morale si ripete. Poi se ne vanno i conduttori, ritornano nell'anonimato i polemisti; e io resto. Questa volta ha alzato la testa Beatrice Dondi. Una bella coincidenza: io iniziai la mia carriera di urlatore trent'anni fa, dando della «stronza» alla preside del liceo Virgilio, dove la Dondi ha studiato. Dopo si è mossa come un polipo nell'acquario: «È nata e cresciuta tra internet e televisione». Invisibile, ma molto composta, piena di pensierini delicati. Mentre io arrivavo a quasi 2 milioni di followers su Facebook lei, che quel mondo lo abita, ne ha raggiunti 2.321. Però voleva far sapere che esiste. Le interessa il tono di voce, non i contenuti.
Ogni giorno, in teatro, io racconto Caravaggio, racconto Michelangelo, presento mostre. A Ferrara, nel Castello, ho esposto, con mia sorella che non urla, la collezione d'arte della mia famiglia, utilmente visitata da migliaia di persone. E una persona che pensa, come Giorgio Montefoschi, scrive: «Ieri sera sono stato al Teatro Olimpico a ascoltare Vittorio. È stato davvero fantastico. Il teatro era molto, molto coinvolto. Io, oltre ad aver ammirato la profondità delle sue osservazioni sull'Arte, e a essere sbalordito per le cose che sa e per la memoria, sono rimasto colpito dal bellissimo discorso che ha fatto sulla Vergine Maria».
Non ditelo alla Dondi, potrebbe non capire.
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