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La ricetta anti crisi di Confindustria

La ricetta anti crisi di Confindustria

Ancora ottimista nonostante tutto e a dispetto di tutti. La Confindustria continua a vedere rosa sul futuro dell'Italia, ma sono già arrivati i tempi supplementari e in porta non abbiamo più nemmeno Buffon. Troppi nuvoloni neri si stanno, infatti, addensando sul fronte politico, con una situazione di incertezza che si aggroviglia sempre più, tra veti e controveti. Al telefono, il numero uno di Viale dell'Astronomia, Vincenzo Boccia, continua a lanciare segnali di fiducia, ma fino a quando? «L'ottimismo dice - nasce dalla consapevolezza che i fondamentali dell'economia si mantengono buoni e vanno anzi migliorando». Ma tutto ha un limite di fronte ad una situazione di stallo e il presidente mette le mani avanti: «Certo, non occorre sfidare i mercati che si mantengono calmi in attesa di capire quale direzione prenderà la politica italiana».

E quale strada imboccherà il Palazzo? Quale è la ricetta degli industriali per superare l'attuale impasse? Centrodestra e Cinquestelle assieme o coalizione tra grillini e i pd che ci stanno? Governo istituzionale o esecutivo politico con Giancarlo Giorgetti presidente? L'imprenditore salernitano preferisce non addentrarsi sulla ridda di ipotesi ancora sul tappeto ma lancia un chiaro avvertimento ai partiti: «Più che ragionare sulla mera somma dei voti, pur necessaria per trovare una maggioranza, sarebbe utile parlare di programmi perché formare un governo è importante, ma lo è ancora di più definire un progetto per il Paese».

Al di là degli schieramenti in campo, secondo gli imprenditori diventa quindi fondamentale tracciare la road map da parte di chi ci governerà nei prossimi mesi, magari in attesa di tornare al voto nel 2019. Dovrà essere una specie di summa che terrà conto delle tante ricette ad usum delphini annunciate durante la campagna elettorale. In tal senso, aggiunge Boccia, gli imprenditori sono presenti: «Confindustria ha voluto contribuire alla discussione con il documento della convention di Verona che contiene tutte le nostre indicazioni per proseguire sulla strada della crescita, mettendo al primo posto il lavoro e i giovani». Da qui l'ultimo avvertimento del mondo imprenditoriale che va oltre le tante alchimie di questi giorni: «Confidiamo che il confronto tra i partiti riparta dai contenuti programmatici e dagli effetti sull'economia reale delle prossime scelte politiche». Anche se Boccia è stato piuttosto diplomatico, il messaggio che ha voluto lanciare dalle colonne del Giornale mi è apparso, comunque, tranchant: finora la locomotiva Italia è la sintesi della conversazione - ha continuato a marciare abbastanza spedita sull'abbrivio degli ultimi mesi di «ripresina», ma ora non c'è più da scialare come, del resto, ha fatto capire anche Mattarella dalla cima del Colle: ci siamo già mangiati l'intera dote tricolore e i partiti hanno esaurito il tempo a disposizione per tatticismi o catenacci vari anche perché l'Italia non è, purtroppo, la Germania - che, tra Merkel e non Merkel, ha giocato a rimpiattino per diversi mesi -, e neppure la Spagna.

Qui si fa il governo o si muore.

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