Cronache

Al Vinitaly sbarca pure il vino prodotto da Renato Brunetta

L'ex ministro della Funzione pubblica presenta il proprio vino, prodotto in una tenuta nell'Agro romano. E confessa: "Mi ripaga di tutte le amarezze"

Renato Brunetta a Vinitaly con la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati
Renato Brunetta a Vinitaly con la presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati

Produrre vino? "Un atto di incoscienza che mi ha reso felice", spiega soddisfatto Renato Brunetta, direttamente dai padiglioni veronesi di Vinitaly.

Il parlamentare di Forza Italia, già ministro della Pubblica amministrazione durante il IV governo Berlusconi, torna nel suo amatissimo Veneto per dedicarsi a una passione altrettanto amata: quella della viticoltura. Intervistato dal Corriere della Sera, Brunetta si racconta.

Ha rilevato un'azienda enologica del Lazio, una tenuta di un'antica famiglia patrizia nell'Agro romano: "Ci lavorano i figli di mia moglie Titti, Dario e Serena Diana. Sono in produzione 12 dei 25 ettari a vigneto. Centomila bottiglie. Il rosso è un uvaggio di Montepulciano e Cabernet Sauvignon, affinato anche in botti di rovere usate per l’Amarone. Fra due anni sarà pronta una bollicina, assieme ad altri 5 vini."

L'inizio nel 2013, quando l'ex ministro ricorda di "essersi indebitato fino ai capelli". Ma i conti, si sa, non lo hanno mai preoccupato e anzi assicura di essere in grado di raggiungere il pareggio già nel 2020. L'azienda si chiama Capizucchi, dal nome dei precedenti proprietari: Brunetta preferisce non "battezzare" il vino col proprio nome, come invece ha fatto Bruno Vespa. Di cui però l'esponente azzurro riconosce la "serietà" e sulla qualità del cui vino - come anche su quello prodotto da Massimo D'Alema - è pronto a scommettere.

Ma il Brunetta viticoltore sembra più interessato - almeno a Verona - a parlare di tralci e ai vitigni che di polemiche politico-gossippare. "Sono da sempre un appassionato di vino. Sono andato ad abitare a Roma Sud, vicino al santuario del Divino Amore. Uno dei proprietari dell’azienda mi ha venduto un ettaro di terra. Subito dopo i suoi cugini mi hanno offerto 28 ettari abbandonati.

Una passeggiata al tramonto, tra i filari, ripaga di tante fatiche e amarezze".

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