Economia

Zte, lo scontro Usa-Cina arriva alle tlc

Sicurezza nazionale: il gruppo asiatico non potrà comprare da imprese americane per 7 anni

Zte, lo scontro Usa-Cina arriva alle tlc

Maddalena Camera

nostro inviato a Shenzen (Cina)

La guerra economica tra Stati Uniti e Cina si arricchisce di un altro capitolo. Il colosso degli apparati di rete Zte, secondo una sentenza del dipartimento del Commercio Usa, non potrà acquistare per sette anni componenti da compagnie statunitensi (come ad esempio i chip di Qualcomm). Motivo: lo scorso anno era stata dichiarata colpevole di aver venduto in Iran e nella Corea del Nord, Paesi soggetti all'embargo di Washington, componenti per le telecomunicazioni. Per ragioni diverse anche il Regno Unito si muove contro Zte, con un allarme lanciato contro i suoi prodotti dal dipartimento per la Sicurezza. Il governo cinese, che possiede il 51 della compagnia, si dice sicuro di poter trovare un accordo, ma non esclude di poter prendere misure per tutelare le aziende e i prodotti cinesi.

Zte, nata solo nel 1985, ha impiegato 30 anni per espandersi in 107 Paesi con 84mila dipendenti, di cui 700 in Italia. Dove la crescita è stata velocissima grazie all'accordo per realizzare la rete 5g di Wind tre. Un business che porterà Zte a investire nel nostro Paese 500 milioni l'anno per 6 anni, ossia 3 miliardi. Con un centro di ricerca e sviluppo posizionato a L'Aquila proprio per il 5G. Quanto alla sicurezza delle sue reti, l'ad della filiale italiana e vice presidente per l'Europa, Hu Kun, ha spiegato che la società realizza tramite i suoi apparati solo le reti di Tlc fisse e mobili ma che i dati degli utenti sono gestiti dalle società telefoniche. Tutto bene, dunque? Non proprio, dato che le società cinesi, sono ormai i primi produttori al mondo di apparati di rete e hanno messo nell'angolo anche colossi come Motorola. Ricerca e sviluppo di qualità abbinati a bassi prezzi di produzione hanno fatto il miracolo. Ed è solo l'inizio. «Contiamo di accelerare ancora proprio grazie alla realizzazione di reti 5G dove siamo leader tecnologici» ha detto Fau Xiaoling, vice presidente della società.

Zte conta di passare, da qui al 2020, da 17 a 30 miliardi di fatturato. Un bel balzo, paragonabile a quello di Shenzen, la città dove Zte ha il suo quartier generale, che appena 10 anni fa era famosa solo per le fabbriche popolate da milioni di operai scontenti e sottopagati. Ora invece Shenzen è un polo tecnologico con una popolazione giovane e preparata, grattacieli imponenti, giardini curati e una intensa vita notturna. Insomma, una città ricca mentre le fabbriche hanno preso la via del Vietnam. Qui Zte studia le tecnologie che renderanno, si spera, più semplice la vita grazie al 5G, come la casa intelligente connessa in rete alle Smart city. In attesa del futuro, Zte guarda anche al passato con un piccolo museo che ne racconta la storia. Qui sono esposti vecchi apparati di rete, i cosiddetti armadi che servivano a gestire le reti di tlc analogiche. Quelle che Italtel, azienda italiana del settore, produceva negli anni 80 e 90 in grande quantità. «Noi ammiravamo molto Italtel», dice ancora Hu Kun. Tanto che qualche anno fa Zte voleva comprare quello che restava di questa grande società. Ma da lì le strade si sono divise: una in discesa l'altra in salita. Proprio come la Cina, coi suoi colossi del settore pronta alla conquista del mondo in 5G.

E non sarà facile per i governi cercare di contrastare il leader del mercato con dazi e provvedimenti restrittivi.

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