Cultura e Spettacoli

Dal dogma al brand Marx? Mai stato così pop, oggi vale un Capitale

La crisi globale ha rilanciato il suo pensiero: le teorie restano zoppicanti, ma l'icona svetta

Dal dogma al brand Marx? Mai stato così pop, oggi vale un Capitale

Il marxismo, dopo Marx, è stato un fallimento progressivo. Ogni volta che le sue teorie sono passate alla pratica hanno avuto conseguenze rovinose, spesso sanguinarie. Ma Marx, dopo il marxismo, sta benissimo. Togli dal filosofo le incrostazioni pragmatiche, e resta l'icona.

Karl Marx renaissance. Il successo mediatico del rivoluzionario pensatore tedesco è un'onda lunga gonfiatasi già da anni, almeno dall'inizio della crisi finanziaria globale nel 2008, e non si è ancora infranta. Più l'economia occidentale cala, più l'economista di Treviri svetta.

A suo modo, Karl Marx aveva previsto l'impasse odierna del capitalismo attuale. E se non avesse del tutto torto? È una buona ragione per rilanciarlo. Il padre del Comunismo, a duecento anni esatti dalla nascita, 5 maggio 1818 (auguri), è più vivo che mai. Ma più che un dogma, è un brand. La sua filosofia mostra il passare del tempo, ma la sua immagine pop è luccicante. #KarlMarxmania

La Repubblica popolare cinese il Paese attualmente più influenzato dal marxismo, con tutto il corollario comunista di sfruttamento inumano della classe operaia, povertà diffusa, ateismo di Stato e corsa sfrenata agli armamenti proprio ieri ha donato una monumentale statua di bronzo di Karl Marx, alta 6 metri, alla città di Treviri, città di nascita del filosofo, opera dello scultore Wu Weishan. Intanto, l'autore del Capitale è star assoluta di favole per bambini, canzoni pop (il rap Marx è uno degli anni 90 della band cinese Parfum), serie tv, film, oltre che convitato fantasma di convegni, festival, tributi... Da quando gli spettri della crisi, della disoccupazione e della recessione hanno (ri)cominciato ad aggirarsi per l'Occidente, ridando per converso corpo alle profezie marxiste sulle degenerazioni di un capitalismo senza regole, il vecchio Karl sembra tornato giovanissimo. La versione manga del Capitale è stato un bestseller in Giappone. Poi il regista He Nian ha trasformato vita e opere del filosofo in un musical per il Centro di arte drammatica di Shanghai. Non si contano le copertine dedicategli dalla grande stampa (celebre, gennaio 2017, quella del settimanale tedesco Zeit: «Hatte Marx doch recht?», «Marx quindi aveva ragione?». Strillo: «Uomini avidi, ingiustizie e l'insurrezione dei dimenticati: Karl Marx ha visto tutto. Cosa possiamo imparare da lui, nonostante il marxismo»; e qualche tempo prima Der Spiegel disegnò un Marx con le dita a «V» sotto il titolo «Uno spettro ritorna»).

Marx multimediale e multitasking. Anni indietro il programma radiofonico della BBc In Our Time lo incoronò il più grande filosofo della Storia. Pochi giorni fa, il 14 aprile, Linda Terziroli e Silvio Raffo hanno portato in scena per la prima volta a Gallarate, al Teatro del Popolo... - la piéce di Guido Morselli Marx: rottura verso l'uomo, testo, ancora inedito in volume, scritto nel 1968 dall'autore del romanzo Il comunista. E sul palco ecco un Karl Marx (che Morselli sognava interpretato da Gassman) altissimo e in vestaglia da camera e pantofole, che ha problemi di salute, che viaggia «nel continente» con una famiglia allargata. È un po' imborghesito, lontano dalla politica militante e capace di battute da antologia (mentre sta annegando in un «maelstrom di carte», bozze da correggere e articoli, di fronte a un povero operaio, sbotta: «Mi toccherà lavorare anche la domenica»).

Filosofo così complesso e contraddittorio, Marx è diventato un personaggio così pop da essere a portata di tutti. Per dire: è al centro di ben due serie tv. La prima, in fieri, di cui ancora non si conosce titolo né data di messa in onda, è l'adattamento televisivo della biografia Love and Capital, scritta da Mary Gabriel nel 2011, sceneggiata da Alice Birch, e si concentra sulle vicende familiari di Marx e della moglie Jenny, con incursioni nella vita dell'amico Friedrich Engels: idee rivoluzionarie, esilio e povertà in primo piano e sullo sfondo i pesanti cambiamenti del XIX secolo dovuti al suo pensiero filosofico. La seconda, che ha già avuto i suoi successi, è una fiction in quattro puntate, solo per YouTube, Marx ha vuelto (Marx è tornato, guarda caso...), liberamente ispirata al Manifesto del Partito comunista, ed è una produzione argentina (come Jorge Mario Bergoglio, il Papa più marxista della storia della Chiesa). Da The Young Pope a Le jeune Karl Marx. Arrivato nei cinema italiani da una decina di giorni (con 214mila euro di incassi finora), ecco il biopic Il giovane Karl Marx del regista haitiano Raoul Peck (ex-ministro della cultura nella Haiti post-regime) con August Diehl nel ruolo eponimo. Presentato fuori concorso al Festival di Berlino 2017, è un filmone romantico, parlatissimo, bohémien, anche avventuroso, scritto e recitato bene. Dal quale si capiscono due cose: che Karl Marx senza la moglie Jenny, che lo sostenne oltre ogni amore possibile, forse non sarebbe neppure partito; e senza Friedrich Engels, che gli è fu accanto oltre ogni amicizia possibile, non sarebbe neppure arrivato. Dove?

Ad essere ancora studiatissimo, dentro e fuori le accademie, ristampato (nota a pie pagina: l'Accademia delle scienze di Berlino sta lavorando a una monumentale edizione critica dei suoi scritti, e la pubblicazione completa, da qui al 2020, conta 114 tomi) e soprattutto venduto: in Germania negli ultimi dieci anni Il Capitale, a detta della storica casa editrice Karl Dietz di Berlino è tornato di moda, non solo fra gli studenti che devono sostenere gli esami in Università. Solo l'editoria italiana, nei primi mesi del 2018, in occasione del duecentenario dalla nascita, ha fatto uscire 15 titoli di e su Karl Marx (più una decina di edizioni diverse del Manifesto del Partito comunista), fra i quali, molto critico, Il marxismo dopo Marx (Castelvecchi) di Giuseppe Bedeschi, Karl Marx. Vivo o morto? (in arrivo dalla nuova casa editrice Solferino), una raccolta di saggi curata da Antonio Carioti per capire se davvero le attuali difficoltà dell'economia di mercato e l'aumento delle diseguaglianze confermano la validità dell'analisi di Marx, e poi la ristampa di un piccolo bestseller «a tema» (e dalla copertina Bompiani molto pop...), il Bentornato Marx! di Diego Fusaro, giovane e mediaticissimo filosofo che non può non dirsi allievo di Marx. «Perché è diventato così pop? Perché è il modo perfetto per anestetizzare e depotenziare un pensatore altrimenti irricevibile oggi dalla società di mercato», risponde al Giornale. «Portare Marx in tv e al cinema è come stampare Che Guevara sulle T-shirt: si addomestica la portata rivoluzionaria di un pensiero incompatibile con la società contemporanea turbocapitalista e sfruttatrice delle masse».

Già, le masse. La classe lavoratrice è sparita. Il socialismo reale è naufragato. Il sogno di Marx mandato in soffitta. Resiste il suo mezzo busto - barba imponente e cipiglio - dai colori acidi e sgargianti. Nostalgia di un'icona.

Secondo l'ultima classifica stilata da Forbes, le duemila persone più ricche del mondo hanno un patrimonio che è pari alla metà di tutto il reddito prodotto negli Stati Uniti in un anno. Non solo. La loro ricchezza aumenta sempre di più, e sempre più velocemente. La dittatura non è del proletariato. Il vecchio motto «Proletarier aller Länder, vereinigt euch!» ha una nuova declinazione. Miliardari di tutti i Paesi, unitevi. E i proletari, diventati precari, quelli consumano film, serie tv, musica pop.

Brandizzata Karl Marx.

Commenti