Cultura e Spettacoli

Eccitanti gli anni 1960-1977, orgia di nostalgia per tutti

La pillola, i film porno, i romanzi "proibiti", i fumetti spinti le canzoni orgasmiche. Che bello trasgredire prima del web

Eccitanti gli anni 1960-1977, orgia di nostalgia per tutti

Belli, liberi e soprattutto disinibiti. Eravamo così tra gli anni '60 e i '70, due decadi irripetibili per tutto l'Occidente, e a ripensarci oggi non si può non provare abbondante nostalgia. Un tempo in cui l'asticella era altissima: musica meravigliosa, letteratura pure, cinema fantastico, arti visive in ebollizione. Non ci interessa tanto il risvolto politico, contraddittorio e drammatico, quanto la spinta verso l'utopia, il sogno, l'urgenza di cambiare, pulsioni che venivano dal corpo più che ancora dalla mente. Per costruire un altro sociale che superasse barriere familiari e convenzioni borghesi: il libero amore, le coppie aperte, il naturismo, l'omosessualità, tutti nudi come nel fango di Woodstock, era l'agosto 1969. Ma fu vera rivoluzione? Qualche dubbio l'aveva già avuto Giorgio Gaber in un monologo del 1970, L'orgia, dove descrive, testuale, il paradosso di certe situazioni à la page: «E così, tutti nudi sul secondo canale, vediamo un film d'amore, un po' vecchiotto ma niente male. Bello sì, a me piace perché alla fine i due si sposano, ah sì anch'io sono per il lieto fine, mica come quei film moderni lì, che non si capisce niente. In fondo sono un sentimentale».

«Sex & Revolution! Immaginario, utopia, liberazione (1960 - 1977)», la mostra che apre oggi (fino al 17 giugno) al Palazzo Magnani di Reggio Emilia nell'ambito della XIII edizione del Festival Fotografia Europea, curata da Pier Giorgio Carizzoni con la consulenza di Pietro Adamo, risente del clima celebrativo sul '68, ma da un punto di osservazione divertente e scanzonato, ipotizzando che sì, il sesso è il motore primo dell'esistenza. Un sesso che si condivideva (e si faceva) proprio perché non esistevano i social, il porno e i tutorial in rete, con gioia, al fine di scardinare il meccanismo punitivo della procreazione e godersi ripetuti e meritati orgasmi travestiti da atti politici.

Fra gli oltre trecento oggetti, reperti, memorabilia spiccano la pillola anticoncezionale, tra le invenzioni migliori del '900 dopo la Coca Cola, il monokini che voleva dire tette al vento sulle spiagge come tante Betty Page, il vibratore o almeno il suo antesignano dalla forma più meccanica che fallica, l'accumulatore orgonico inventato decenni prima da Alfred Kinsey, filmetti porno genere amateur girati in super 8, fruste, manette, la minigonna di Mary Quant, discrimine temporale fra il prima e il dopo, non a caso contemporanea ai Beatles. Ritratto di una società occidentale liberata che vede, sente e parla di sesso dappertutto: lo ammantano di teoria i filosofi, studiando o almeno citando Wilhelm Reich ed Herbert Marcuse; lo leggono di nascosto dai genitori i più giovani, testi di riferimento alti come L'amante di Lady Chatterley, Tropico del Cancro e, decisamente più popolari, Paura di volare di Erica Jong che invita alla scopata al buio, Porci con le ali, avventure scopereccie di due teenager ammantate da bandiere rosse ed eskimi, caso editoriale nell'Italia del 1977.

Si dice che le donne preferiscano la scrittura mentre ai maschi piace guardare, meglio dunque se ci sono le figure. Dal primo Playboy, uscito in America nel 1953 e presto diffuso anche da noi, è tutto un profluvio di riviste illustrate, dal patinato lanciato da Hugh Hefner al trash sudicione de Le Ore, antesignano di YouPorn, dove a fare sesso è sempre gente comune, inseguita dall'unico dramma autenticamente italiano, le corna. Foto ma anche disegni a fumetti, espressioni della controcultura alternativa - Robert Crumb - soprattutto indicatori di un rovesciamento del solo punto di vista maschile: Sukia e Jakula sono le nuove eroine dell'illustrazione popolare vietata ai minori, che si prendono i maschi e li usano come oggetti, la Valentina di Crepax, fotografa nella prima Milano da bere, cita il caschetto di Louise Brooks e propone una voracità erotica che non esclude il lesbismo, complice un fidanzato «critico d'arte».

Stesso discorso per il porno, sdoganato grazie a un'attricetta sfortunata, Linda Lovelace, che in Gola profonda scopre di avere il clitoride nell'esofago e quindi per lei praticare la fellatio non è sottomissione al maschio, ma puro godimento femminile. Fortuna ulteriore il film diretto da Gerard Damiano lo deve al caso Watergate e al crollo politico di Richard Nixon; da lì in poi gli attori hard core diventano veri e propri divi, amati e riconosciuti, da John Holmes a Jessie St. James, da Marylin Chambers a Vanessa Del Rio, prima superstar black nel settore. Strano modo di intendere la liberazione: di Linda si parla nei salotti e intanto Ultimo tango a Parigi, che certo non è un porno, finisce al rogo, condannato dai censori italici, per il crudo realismo della «scena del burro».

Orgasmi, ancora orgasmi, nelle canzoni: Je t'aime... moi non plus della coppia libertina (nell'arte e nella vita) Serge Gainsbourg/Jane Birkin. Love to Love You Baby, sussurrata da Donna Summer, un'invenzione cibernetica di Giorgio Moroder. Chi sa davvero il fatto suo è Hendrix, celebrato come Jimi's Machine Gun su Rolling Stone, ma la copertina di Electric Ladyland con tante donne nude è davvero troppo.

Cancellata, la restaurazione bigotta del comune senso pudore sta arrivando.

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