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Facebook: minori tutelati Ma le regole sono "fake"

Under 15, il consenso dovranno darlo i genitori Tajani invita (ancora) Zuckerberg a Strasburgo

Facebook: minori tutelati Ma le regole sono "fake"

Non solo rispetteranno le nuove direttive europee sulla privacy, ma faranno «di più». Facebook ha lanciato l'«operazione trasparenza» per recuperare la credibilità persa dopo lo scandalo Cambridge Analytica, con l'uso improprio dei dati personali di 87 milioni di iscritti. Misure che entreranno in vigore questa settimana in Europa, ma che a breve saranno applicate ovunque. Gli utenti saranno tenuti a esprimersi in materia di cessione dei dati a terze parti, consenso al riconoscimento facciale e condivisione di informazioni sensibili come l'orientamento politico, religioso o sessuale. Nel pacchetto, come richiesto dall'Ue, sono comprese anche le nuove tutele per gli utenti più giovani. Controlli che sono però tanto semplici da aggirare da far pensare che siano una manovra di facciata.

Posto che i minori di 13 anni non dovrebbero avere accesso a Facebook - anche se basta inserire una data di nascita finta per poterlo fare - la novità è che gli adolescenti tra i 13 e i 15 anni dovranno avere il consenso dei genitori per vedere pubblicità su misura e condividere con gli amici i dati sensibili di cui sopra. In caso contrario il loro Facebook sarà «meno personalizzato», come hanno spiegato Erin Egan e Ashlie Beringer, responsabile della privacy e vicedirettore generale dell'azienda di Mark Zuckerberg. Il Regolamento europeo in materia di protezione dei dati personali (Gdpr), che entrerà in vigore il prossimo 25 maggio per tutti i soggetti che gestiscono i dati dei residenti nell'Unione, stabilisce infatti che il consenso dei minori è valido a partire dai 16 anni. Ma niente garantisce ai gestori del social che le persone delegate siano effettivamente mamma e papà. Basta infatti indicare un profilo «amico» o inserire un indirizzo email e a quella persona verrà chiesto di dare il consenso alla condivisione di dati personali al posto del «figlio». È però sufficiente che quella casella di posta elettronica sia gestita dal diretto interessato o da un amico e il gioco è fatto. Non esiste, al momento, nessun altro controllo per verificare che la figura indicata faccia effettivamente le veci dell'adolescente.

Ma, spiegano dall'azienda californiana, la tutela dei più giovani passerà anche attraverso altre misure appena attivate. I tipi di pubblicità visibili sulle loro homepage saranno limitati, i loro post non potranno mai essere «pubblici», cioè visibili anche ai non amici, e il sistema di riconoscimento facciale sarà automaticamente disabilitato per tutti gli under 18 (in Europa era già stato bloccato nel 2012 perché in contrasto con le norme comunitarie, ma ora Facebook ci sta riprovando).

Insomma, Zuckerberg è convinto di essere sulla strada giusta. Ma il Parlamento europeo vuole vederci chiaro. Il presidente Antonio Tajani ha «rinnovato l'invito dello scorso 20 marzo» al fondatore di Facebook affinché vada a Strasburgo a riferire sulla violazione delle norme sulla privacy.

«Tutti i gruppi politici dell'Europarlamento - ha scritto Tajani in una lettera - vogliono fare luce sullo scandalo».

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