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Israele festeggia i suoi 70 anni. Nonostante guerre e nemici

La libertà è costata la vita a 24mila cittadini. Ma l'82% degli israeliani resta fiero di esserlo

Israele festeggia i suoi 70 anni. Nonostante guerre e nemici

Gerusalemme - Costa, costa un prezzo enorme; i confini, la capitale, una bandiera, una lingua, costa essere liberi nella propria terra come dice l'inno nazionale. Fino a oggi, 70° anniversario della nascita dello Stato d'Israele, è costato 23645 vite di soldati, poliziotti e vittime del terrorismo.

Eppure l'82 per cento degli israeliani è fiero di esserlo, e definisce il proprio Paese «un posto in cui è bello vivere».

Eppure il Paese festeggia dopo aver ricordato i suoi eroi uno a uno. Madre per madre, fratello, amico, fidanzata condividono immagini e parole per 24 ore prima di entrare nella festa. È un'immensa elaborazione collettiva, organizzata con l'aiuto di gruppi, psicologi, assistenti, che si occupano sempre solo di questo. Il numero delle vittime è enorme in una società democratica, fatta per vivere, dove ogni bambino è l'idolo della famiglia, ci sono troppi eroi rispetto ai numeri piccoli anche se in crescita verticale: all'inizio 806mila cittadini, oggi moltiplicati per otto, 8 milioni 842mila, avendo assorbito 3 milioni e 200mila immigrati. Una bella percentuale per chi non aveva una lira ed è circondato da nemici. Sono cifre incredibili, tutto è più grande della vita, come si dice in inglese.

Ieri si sono saputi i particolari della minaccia iraniana che diventa in queste ore sempre più consistente: essa si delinea ormai con precisione, è il disegno di lanciare contro Israele missili di precisione sparati dalla Guardia Rivoluzionaria degli ayatollah da una base in Siria, mentre sono state identificate altre quattro basi militari costruite allo stesso scopo. In tanto un camion palestinese pieno di congegni esplosivi ha tentato di entrare da Jenin in territorio ebraico, probabilmente per colpire nel giorno della festa... pure nella preoccupazione la gioia e la fiducia restano incredibili.

Niente ferma la determinazione a festeggiare la gioia di essere un popolo indipendente. Le feste si susseguono per le strade, nei parchi le famiglie e i gruppi di amici preparano fuochi su cui si cucina la carne, c'è musica ovunque, Israele è ricca di canzoni di tutte le sue fasi, e tutti le sanno.

Non è una vacanza qualunque, è la festa di ciascuno come il giorno avanti è stato il lutto di ciascuno.

Ciò che si respira nelle strade, negli occhi di chi ha accesso alla cerimonia della memoria e poi dei prescelti per la cerimonia di ieri sera in cui si accendono le fiaccole della vita? La passione, questa è la chiave che l'Europa ha dimenticato: gli ebrei festeggiano la vita ritrovata e che sono bene in grado di difendere a differenza di quello che è accaduto nel passato. Ce l'hanno fatta nonostante tutto, le persecuzioni, i nemici, le guerre, le vittime, e grazie a quei soldati che ieri uno a uno sono stati ricordati con foto scolorite o troppo nuove.

Nessuno può veramente capire come si riesca a passare ai suoni e ai canti di ieri da 24 ore di lutto totale e intensivo, in cui si piangono uno a uno tutti i ventenni che la guerra e l'odio dei nemici si sono portati via, in cui si visitano i cimiteri militari e le madri orbate piangono sulle tombe di chi è sparito trent'anni fa come sulla pietra di chi è stato ucciso ieri mattina. Adesso tutti intonano la canzone prescelta per i 70 anni, «Alleluya» è la canzone che quest'anno si canta per celebrare, un inno di ringraziamento per tutta la gioia che il popolo ebraico finalmente sente oggi.

Non c'è nessun altro Paese nel mondo che celebri il proprio compleanno nel divenire, nella fragilità della sorte e insieme nella rocciosità della determinazione a vincere e perdurare per sempre. Israele oggi compie solo settant'anni di vita, è giovane e sfrontato a confronto di tremila anni di storia ebraica spesi nell'affermazione di verità grandiose per l'uomo quali il monoteismo e l'esistenza di una stringente morale a cui ciascuno è tenuto.

Il segreto di Israele per cui ha un Pil più alto di quasi tutti i Paesi europei, un tasso di natalità quasi del tre per cento, una fantasia innovativa e tecnologica che ne fa la seconda potenza mondiale dopo gli Usa in questo campo, sta nella sua emozione: se si passeggia per le strade, la si vede.

Essa è nella propria identità, nella propria bandiera, nell'orgoglio di costruire qualcosa insieme, nell'entusiasmo per una vittoria sportiva con la bandiera bianca e azzurra con la Stella di David.

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