Cultura e Spettacoli

Quei Pulitzer ipocriti con le donne

Quei Pulitzer ipocriti con le donne

«Una scelta rivoluzionaria». «È più importante del Nobel per la letteratura a Bob Dylan». La decisione dei giurati del Pulitzer Regina Carter (violinista), Farah Jasmine Griffin (docente di letteratura comparata della Columbia university) e del compositore David Lang di assegnare al rapper nero Kendrick Lamar - famoso ai più per la colonna sonora di Black Panther (il film sul primo supereroe nero del cinema) - è certamente destinata a entrare nella storia. Sì, ma della schizofrenia. Perché al netto dei meriti (musicali?) del cantante californiano trentenne, che farà compagnia a Duke Ellington, George Gershwin, Thelonious Monk, John Coltrane e Hank Williams tanto per citare gli artisti più importanti premiati dal Pulitzer, c'è qualcosa che stride con l'attribuzione del premio di 15mila dollari al «più talentuoso rapper di questa generazione», come ha scritto il Rolling Stone America.

E non è una questione di musica. Negli Usa il rap ha ormai sconfitto il rock. LL Cool J o Jay-Z (alias mister Beyonce) sono star mondiali riconosciute, e soprattutto macchine da soldi per l'industria musicale. Fa riflettere la scelta della stessa Columbia university, qualche giorno fa, di premiare con il Pulitzer per il giornalismo anche le inchieste del New York Times e del New Yorker per gli scoop sul caso Harvey Weinstein, lo scandalo che ha svelato le molestie nel mondo del cinema e dello spettacolo e fatto esplodere il movimento di denuncia #metoo. E come si fa a premiare contemporaneamente chi smaschera i vizietti del boss del cinema e una musica che - al netto degli a volte incomprensibili testi - considera le donne poco più di un soprammobile? Basta guardare il video Loyalty - in cui il rapper si esibisce con Rihanna - per farsene un'idea. Lamar è al centro della scena con le sue immancabili collane d'oro al collo mentre è circondato da bellissime ragazze sculettanti, seminude e a quattro zampe. La stessa immagine di donne «dominate» che il movimento #metoo si batte per cancellare e che invece per la musica rap e hip-hop americana sono una tristissima costante. Un brutto cliché che certo non meritava un premio così prestigioso.

twitter: @felfauman

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