Cronache

Il mini-cuore che salva una bambina: "Adesso sta bene e gioca con l'iPad"

La piccola ha 3 anni. L'impianto è grande come una batteria

Il mini-cuore che salva una bambina: "Adesso sta bene e gioca con l'iPad"

Ha il diametro di un ciondolo di Tiffany. Ma vale più di qualsiasi gioiello al mondo. Il mini cuore artificiale impiantato all'ospedale Bambin Gesù di Roma misura appena 15 millimetri di larghezza, pesa 50 grammi ed è lungo 5 centimetri. Il condensato di micro ingegneria ha salvato la vita a una bimba di tre anni, affetta da miocardiopatia dilatativa e in lista di trapianto cardiaco. La piccola, operata all'inizio di febbraio, «sta molto bene, è tornata in reparto, è insieme ai genitori, cammina e gioca con l'I-Pad» riferisce il cardiochirurgo Antonio Amodeo, autore del delicatissimo intervento. Ora la bimba è in attesa del trapianto che le darà un cuore vero. «Potrebbe anche andare a casa, ma preferiamo tenerla in osservazione» spiegano i medici, cauti. È la seconda volta che al Bambin Gesù viene effettuata un'operazione del genere. La prima nel 2012, unica al mondo.

Per salvare la bimba di tre anni, l'ospedale della Santa Sede ha ottenuto l'autorizzazione straordinaria dalla Food and Drug administration americana e dal ministero della Salute per l'utilizzo di una pompa cardiaca miniaturizzata, la cui sperimentazione clinica partirà prossimamente negli Stati Uniti. Il dispositivo è stato sviluppato con i fondi dell'istituto nazionale di Health, che ha voluto studiare un mini apparecchio adatto ai bambini sotto i 25 chili di peso tra quelli in attesa di trapianto. La piccola paziente aveva già subito l'impianto di un cuore artificiale paracorporeo che stimolasse tutto il suo sistema circolatorio. Ma si trattava di un apparecchio da «teleguidare» con una consolle esterna collegata con cannule al torace del paziente. Dopo un'infezione passata per i tubicini delle cannule, per la piccola è diventato più che mai necessario sostituire il cuore finto che le pompava nel petto. E finalmente il cuore che ha ora è indipendente e «senza fili»: si tratta di un'unica pompa intratoracica con alimentazione tramite un cavo addominale. La lotta della piccola per la vita è passata anche per un'emorragia cerebrale che lì per lì sembrava irrecuperabile ma che è stata tamponata. L'intervento di febbraio ha aperto a nuove speranze per lei e per tutti i bambini nati con malformazioni cardiache. «Le premesse di minore mortalità verranno confermate dai clinical trial che inizieranno entro il 2018, si tratta di una vera rivoluzione nel mondo dell'assistenza meccanica pediatrica. Negli ultimi 20 anni spiega Antonio Amodeo per i piccoli pazienti è stato disponibile un solo modello di cuore artificiale paracorporeo, che se da un lato faceva registrare un 70% di sopravvivenza, dall'altro non permetteva la dimissione a casa dei pazienti. Adesso, sarà invece possibile permettere il reinserimento in attesa del trapianto di cuore.

Bisogna considerare che la maggior parte delle assistenze meccaniche cardiocircolatorie si effettua proprio entro i primi tre anni di vita».

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