Cronache

Bolloré fermato in Francia. È accusato di corruzione

Avrebbe favorito l'ascesa di politici in Africa in cambio di concessioni portuali. Il gruppo nega

Bolloré fermato in Francia. È accusato di corruzione

Parigi - Il settimo uomo più ricco di Francia è da ieri in stato di fermo a Nanterre, alle porte di Parigi. Vincent Bolloré deve infatti rispondere di presunte tangenti pagate dal suo gruppo in Africa nel 2010 per ottenere concessioni portuali in Togo e Guinea. L'inchiesta parla di «corruzione di funzionari pubblici stranieri» da parte del miliardario imprenditore, da ieri mattina è stato ascoltato nello stesso commissariato in cui fu trattenuto Nicolas Sarkozy, poi rinviato a giudizio e sottoposto a controllo dei movimenti lo scorso marzo.

Ieri mattina, oltre al patron, sono stati fermati altri due dirigenti del Gruppo Bolloré: il direttore generale Gilles Alix e Jean-Philippe Doran, capo della divisione internazionale dell'agenzia di comunicazione globale Havas. La polizia giudiziaria si chiede se il Gruppo Bolloré non abbia usato il suo braccio pubblicitario, per ottenere nel 2010 la gestione dei porti negli hub africani. Havas potrebbe infatti aver svolto consulenze sotto-fatturate e facilitato l'arrivo al potere di alcuni leader che avrebbero così ringraziato. Il gruppo nega. «Smentisce formalmente» presunte «irregolarità» attraverso la filiale africana SDV Afrique e parla di «completa trasparenza» auspicando che l'audizione del patron «permetterà di chiarire». Ma la notizia, arrivata a mercati aperti, ha affossato i titoli delle società a lui collegate: alla Borsa di Parigi le azioni del Gruppo Bollorè hanno lasciato sul terreno il 6,14 per cento. Pesante anche la holding Financiere de l'Odet (-4,9%) mentre ha tenuto Vivendi (-0,67%). In Piazza Affari, ha invece guadagnato Mediobanca (+0,72%) di cui il gruppo Bolloré è secondo azionista.

Giornali e cinema, tv, telefonia ma soprattutto porti e ferrovie hanno reso Bolloré il petit prince du cash flow, il piccolo principe dei flussi di cassa. Da Mediobanca a Generali, di cui è stato vicepresidente, nel curriculum vanta esperienze tragiche già sanzionate. Come la multa da 3 milioni da parte della Consob, condita da 18 mesi di interdizione per aver «gonfiato» il prezzo delle azioni in vista del passaggio di controllo a Groupama, poi sfumato.

L'indagine di Nanterre si concentra intanto sulle condizioni per ottenere nel 2010 il rilascio di concessioni per 2 dei 16 terminal container che il Gruppo Bolloré detiene in Africa (dove ha investito due miliardi negli ultimi otto anni), quelli di Lomé (Togo) e Conakry (Guinea). Jean-Philippe Dorent di Havas consigliò il candidato alla presidenza della Repubblica di Guinea Alpha Condé, che vinse e pochi giorni dopo firmò, l'8 marzo 2011, la concessione di Conakry, precedentemente accordata nel 2008 per un periodo di 25 anni a Getma, sussidiaria dell'armatore NCT Necotrans. La scelta scatenò una battaglia legale. Il Gruppo Bolloré è infatti già stato condannato nel 2013 dal Tribunale commerciale di Nanterre (Hauts-de-Seine) a pagare oltre 2 milioni di euro a NCT Necotrans.

Ora l'accusa è più dura e potrebbe costargli ben altre privazioni.

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