Economia

Addio a Marzotto, il conte della moda

È stato vicepresidente di Confindustria e al vertice del gruppo di Valdagno

Addio a Marzotto, il conte della moda

Se ne è andato ieri a 80 anni Pietro Marzotto, l'imprenditore che, nei trent'anni nell'omonimo gruppo tessile, ha portato lo storico Lanificio di Valdagno ai vertici del tessile e del lusso internazionale.

Ultimo dei sette figli del conte Gaetano Marzotto, l'imprenditore, battezzato Pietro in onore di Badoglio suo padrino, entra nell'azienda di famiglia a gennaio del 1968 per poi diventarne direttore delle attività tessili nel 1971, ad nel 1972 e vicepresidente esecutivo nel 1980. All'ex vicepresidente di Confindustria si deve la decisione di innovare e lanciare la diversificazione nel tessile (con Lanerossi), nella confezione, nell'arredo casa (con Bassetti) e perfino nel lusso e la spinta verso una gestione manageriale dell'impresa di famiglia.

Sotto la sua guida nel 1991, la Marzotto fa il grande salto dimensionale con l'acquisizione della tedesca Hugo Boss e nel 2002 di Valentino, la maison rilevata dalla Hdp dei Romiti, poi risanata e quotata in Borsa. Nel 2004 la famiglia si spacca. Pietro, che aveva lasciato le cariche operative già dal 1998, esce e vende le azioni. Un addio non proprio voluto. «Mi cacciarono» disse anni dopo ricordando quell'episodio.

L'impero a quel punto inizia a sfaldarsi. Gli eredi del fratello, Vittorio Marzotto, rilevano Zignago Vetro e i vini Santa Margherita, Valentino Fashion Group è ceduta nel 2007 a Permira, ed è poi la volta di Jolly Hotel e di altre province dell'impero. «Siamo alla sesta generazione. Non mi sorprende quello che sta accadendo», il commento dell'imprenditore.

Marzotto, però, non molla. Torna in affari rilevando, nel 2011, i due terzi di Peck, autentica gioielleria gastronomica dietro al Duomo di Milano, per poi acquisirne l'intera proprietà. Fino al 2012 ha guidato la Fondazione Marzotto. In passato era stato anche a capo dell'Associazione industriali di Vicenza e dell'Associazione dell'industria laniera italiana. Sposato tre volte, ha avuto quattro figli: Umberto, Italia e Marina dalla prima moglie, l'inglese Stefania Searle, e Pier Leone da Titti Ogniben.

«Se ne va un uomo che ha lasciato un segno molto importante nella storia industriale vicentina e nazionale, in particolare dagli anni '70 agli anni '90», dice Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza. «Salutiamo un uomo dal carattere forte e un imprenditore che è stato interprete di una realtà produttiva che ha fatto la storia nel Veneto e in Italia» dichiara Luca Zaia, presidente della Regione Veneto.

«Imprenditore vero e innovatore» lo ricorda infine Achille Varianti, sindaco e presidente della provincia di Vicenza.

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