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Dzeko e la Roma non fanno sconti

Doppietta per il 3° posto. Pallotta: "Liverpool? Un gruppo di imbecilli ha rovinato tutto"

Dzeko e la Roma non fanno sconti

Roma - Se iniezione di autostima doveva essere, in vista dello sperato remake del Miracolo all'Olimpico di mercoledì prossimo contro un Liverpool che invece è andato in bianco con il derelitto Stoke City, è stato un punturone da cavallo per la Roma. Quattro gol (a uno) più un altro annullato per questioni di micron, due pali, un mucchio di palle gol contro un Chievo che solo nei minuti iniziali dei due tempi è parso squadra che si sta giocando la salvezza e non undici Gregory Peck in vacanze romane, ma senza Vespa.

DiFra fa turn over minimo. Tiene fuori Manolas, Pellegrini e Florenzi, a Ünder preferisce Schick, che lo ripagherà con il gol rompighiaccio. Maran rinuncia ancora una volta a Giaccherini e punta in avanti sulla coppia Inglese-Pucciarelli. La Roma parte torpida, il Chievo la punge un paio di volte, in una dopo pochi minuti Castro pizzica la parte alta della traversa. Poi al primo affondo la Roma passa. Nainggolan sradica un pallone sulla fascia, serve al centro per Schick che, guardato a distanza da tre difensori, buca Sorrentino. Due minuti e la Roma potrebbe raddoppiare con Fazio che su una punizione di Pellegrini timbra il palo di testa. El Shaarawy segna di tacco ma il gol è sbianchettato da un fuorigioco millimetrico (la Var conferma). Poi un altro palo (anzi lo stesso) su tiro a giro dell'"altro" egiziano e verso la fine del primo tempo la demi-volé di Dzeko che raddoppia.

Velluto giallorosso anzi antracite (questo l'outfit di De Rossi e compagnia). Ma si riparte e apre l'ufficio complicazione-cose-semplici. Juan Jesus tira giù Inglese davanti ad Allison. È un fallettino ma l'arbitro Calvarese non può che dare rigore ed espellere il brasiliano pasticcione. L'aperitivo romanista potrebbe andare di traverso ma Alisson stoppa Inglese, e la circostanza onomastica potrebbe essere di buon auspicio verso il Liverpool. Esce Schick, entra Manolas e la Roma invece di andare in difficoltà chiude la pratica con due sontuose reti di El Shaarawy (coast to coast) e Dzeko (fiondata da fuori ormai da repertorio) in cento secondi. Il resto è passeggiata defatigante, con Di Francesco che risparmia qualche minuto a Dzeko, osannato come non si vedeva dai tempi di Totti, da queste parti. Nel finale il gol di Inglese serve solo a sporcare il sedicesimo clean sheet di Alisson.

Con questo risultato la Roma si avvicina due volte alla Champions. A quella che verrà, sempre più vicina grazie a un calendario incoraggiante: le basterà battere Cagliari e Sassuolo per essere praticamente certa del quarto posto grazie allo scontro diretto tra le rivali Lazio e Inter all'ultima, e pazienza se l'altra partita è con la Juventus all'Olimpico. E a quella ancora in piedi ma traballante dopo il 2-5 sul Mersey. Ma la Roma ha la testa. «Mi è piaciuto l'approccio ma mi era piaciuto anche a Liverpool», chiosa DiFra. Lo stesso 4-1 basterebbe. Ok, il Chievo non è il Liverpool, ma la Klopp-band non è priva di falle là dietro. Il sabato del villaggio di solito prelude alla malinconia domenicale. Stavolta si spera apparecchi un mercoledì da leoni.

Un mercoledì acceso anche dalle parole, durissime, del patron James Pallotta. «La Roma ha dei tifosi fantastici, i migliori al mondo. Ma una minoranza di perfetti imbecilli sta rovinando tutto ed è ora che gli italiani prendano posizione, come fecero dopo la bomba di Firenze del 1993», ha detto, minimizzando l'importanza della partita. «È tutto bellissimo, ma non è questione di vita o di morte. Quello riguarda Sean Cox, sono vicino alla sua famiglia, tutto il resto passa in secondo piano».

Insomma, se dev'essere un mercoledì da leoni, che non si vedano altre bestie.

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