Cronaca locale

"Noi scavalcati nei trasferimenti" I poliziotti protestano contro il Siulp

"Noi scavalcati nei trasferimenti" I poliziotti protestano contro il Siulp

Casco, scudo e manganello: sono i «celerini», i poliziotti del Reparto mobile di Milano, quelli che garantiscono l'ordine pubblico in cortei e manifestazioni. Gente abituata a subire senza reagire insulti, minacce, lanci di oggetti. Ma che hanno deciso di reagire alle prepotenze dei vertici della polizia. Per loro, che di tutti i dipendenti della Polizia di Stato fanno probabilmente il lavoro più duro, da Roma arrivano soddisfazioni rare e scarse. E davanti all'ultima ingiustizia hanno deciso di mettere nero su bianco la loro arrabbiatura.

In una lettera aperta indirizzata al segretario provinciale milanese del Siulp, i poliziotti del Reparto mobile sollevano una serie di proteste di cui chiedono che il sindacato

si occupi in occasione del suo congresso nazionale, che si è aperto ieri nella Capitale. Problemi di avanzamenti di carriera, i consueti reclami sugli straordinari: e, soprattutto, la richiesta sempre presente di poter prima o poi avere la possibilità di andare a lavorare al Sud, nelle regioni da cui la stragrande maggioranze di loro proviene. Alla difficoltà di vedere realizzato il loro sogno, i celerini milanesi sono in parte rassegnati: sanno che purtroppo è a Milano che l'ordine pubblico ha una delle sue trincee storicamente più difficili, e che una nutrita presenza di reparti in grado di reggere lo scontro con gli ultras di ogni fede è indispensabile.

Ma a farli indignare è stata la decisione del Dipartimento di Ps di concedere lo spostamento nelle regioni di origine ai poliziotti neoassunti, arruolati con l'ultimo concorso. «Le assegnazioni del 199° corso agenti in città per le quali è prevista una attesa di venti e più anni - si legge nella lettera - hanno decretato la fine della meritocrazia in Polizia. Ci riferiamo ai tanti colleghi che da troppi anni sono lontani dai loro affetti, assegnati loro malgrado a migliaia di chilometri da casa, che vivono con la speranza di poter tornare a casa, che nel frattempo hanno perso familiari ed amici, che non hanno potuto salutare da vivi i loro cari. Questi colleghi sono stati mortificati da un Dipartimento che ha deciso, con una mossa incomprensibile e irragionevole, di assegnare agenti in prova nelle sedi di arrivo che per molti erano un sogno e una ragione di vita. Questi colleghi si sono giustamente sentiti pugnalati alle spalle».

Per protesta contro l'inerzia dei vertici del Siulp, i firmatari annunciano la decisione di restituire la tessera sindacale.

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