Cronaca locale

"La mia compagna musica è più forte della malattia"

Il direttore d'orchestra stasera al Conservatorio: "Torno a Milano, la città che mi ha sempre amato"

"La mia compagna musica è più forte della malattia"

«Beethoven? È il padre. Bach il nonno e Schubert come se fosse un figlio». Ezio Bosso, 46 anni, pianista e direttore d'orchestra, ha appena finito le prove. Ma davanti alla proposta di parlare di musica «la mia vita», chiosa non si tira indietro. Una forza della natura che resiste e dribbla la Sla, la malattia neurologica degenerativa che anni fa lo ha colpito. Stasera Bosso dirigerà la Stradivari Festival Chamber Orchestra al Conservatorio di Milano dalle ore 20,30; con lui anche al pianoforte un programma tra Bach e Ciaikovsky, alcuni brani in versione originale altri arrangiati o composti dallo stesso maestro torinese. Un gran ritorno per la Società del Quartetto dopo una pausa di oltre un anno, davanti a un pubblico che lo ama, quello milanese: l'ultima volta in città un concerto sold out. «Milano è una città che mi vuole bene da molto prima della mia esplosione mediatica dice il direttore ricordo i miei concerti alla Triennale, ho diretto alla Verdi».

Quello dei milanesi, tutti dicono che sia un pubblico preparato ad affrontare i programmi musicali...

«Preparato a cosa? Cosa bisogna fare oggi, il curriculum per andare ad ascoltare la musica? Invece bisogna avere la curiosità, quello è il vero ascoltatore. E il milanese è curioso, è sincero, è pratico, affronta la qualità senza pregiudizi. Come è successo alla Scala, dove i cittadini sono corsi per Currentzis, a vedere un modo diverso di interpretare».

A proposito di interpretazioni, nella scaletta di stasera ci sono pezzi e arrangiamenti suoi: come è lo stile Bosso?

«Lo stile Bosso è rigoroso, timoroso di quello che ama, che sono Bach, Ciaikovsky e Beethoven. Io sono solo al servizio delle cose, poi quando dirigo vado dentro, non esisto. Questo lo dico sempre, non esisto anche quando scrivo. Sono al servizio della musica e dei musicisti che suonano e che non suonano, questi ultimi sono quelli che ci mettono le orecchie».

L'incasso della serata sarà devoluto all'associazione no profit Diamo il La, sempre più forte anche il suo impegno musicale a favore della solidarietà...

«La cultura di base è solidale e la musica è fondata sul migliorare la vita delle persone. L'errore è far diventare la musica solo un fenomeno estetico o puramente consolatorio. Noi creiamo la società grazie alla musica. E comprare gli strumenti a dei bambini piccoli significa anche creare nuovi ascoltatori che da adulti saranno persone libere».

È anche ambasciatore di Mozart 14: qual è il suo compito?

«Essere testimone del fatto che la musica è il più grande coadiuvante sociale e che non esista un posto dove non possa fare del bene. L'unico posto dove non può esistere è dove gridano tutti, dove c'è rumore e caos».

Lei, maestro, è la prova vivente che la passione e la forza di volontà possono essere più forti di tutto...

«Io sono un uomo fortunato, perché da sempre ho una compagna eccezionale, che è la musica appunto. Da questa compagna ho imparato ad approfondire, ad ascoltare pure le problematiche del corpo. E ancora, a conoscere i miei limiti».

Progetti musicali prossimi, vuole anticipare qualcosa?

«Io realizzo il mio sogno musicale ogni mattina quando sono a letto e comincio a studiare una nuova partitura o posso fare due note oppure quando comincio le prove con un'orchestra. In quei momenti sono tutti desideri e sogni che si realizzano».

Come vede la situazione in Italia riguardo all'educazione musicale?

«La mia esperienza è che vedo sempre più persone che amano ascoltare, che chiedono di sentire, che chiedono qualità e che riconoscono il valore dei musicisti, degli orchestrali, dei coristi che sono un bene prezioso da proteggere. Dall'altro lato continuo a vedere e sentire discorsi solo su problemi economici legati a una cosa che di fatto è economica. Che crea economia».

Quali sono i compositori-compagni di vita...

«A questa domanda rispondo sempre che è come chiedere a un bambino se vuole più bene alla mamma oppure al papà. Di zii ne ho tanti, in generale sono tutti fratelli.

Però posso dire che una cosa è certa: papà si chiama Ludwig van Beethoven, poi c'è il grande nonno Bach, per me è quasi un figlio Schubert».

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