Economia

Calenda difende la Cdp in Telecom

Il ministro su Twitter: "Giusto reagire ai predatori". Domani il cda, occhi su Genish

Calenda difende la Cdp in Telecom

«Occorre reagire ai predatori» anche se la battaglia per Telecom Italia è tutt'altro che finita. È così che Carlo Calenda, ministro per lo Sviluppo economico, ha spiegato ieri mattina via Twitter il sostegno di un ente di emanazione pubblica come la Cassa Depositi & Prestiti (azionista al 4,9% di Tim), al fondo americano Elliott (all'8,84%) nel corso dell'assemblea che venerdì ha mandato in minoranza Vivendi (23,9%) sfilandole il controllo del cda. Un sostengo fondamentale a decretare il ribaltone: la lista Elliott è stata votata dal 49,84% del capitale presente in assise. Ciononostante, Vivendi con i suoi 5 consiglieri (sui 15 complessivi in cda) mantiene una maggioranza di blocco in grado di ostacolare, in teoria, le decisioni del nuovo vertice.

Anche per questo non manca chi ipotizza che Cdp punti ad aumentare il proprio peso in Tim e offrire, al contempo, una via di uscita al gruppo di Vincent Bolloré.

«Il governo interviene a difesa dell'interesse nazionale con buona pace del mercato perfetto che viene dopo, ma molto dopo evitiamo ingenuità» ha cinguettato Calenda rivendicando che «identificare e difendere l'interesse nazionale è compito del governo». In risposta agli interrogativi sollevati dall'ex senatore Franco Debenedetti e da Carlo Alberto Carnevale Maffè (Bocconi), il ministro ha ribadito di non essere sceso in campo «in difesa dell'italianità», ma «di asset strategici da comportamenti predatori». «Nel 99% dei casi l'interesse nazionale è attrarre più investitori esteri. Ci sono rari casi in cui questi investimenti diventano predatori. E occorre reagire», ha sostenuto Calenda. E Vivendi è «un pessimo azionista francese che ha mostrato mille conflitti di interesse».

Domani ci sarà il primo banco di prova per il nuovo cda chiamato a decidere cariche e ruoli. Salvo imprevisti Fulvio Conti, indipendente eletto nella lista di Elliott, sarà il nuovo presidente ma senza deleghe. Non ci dovrebbero essere vicepresidenti. Amos Genish, ad firmatario del piano industriale, dovrebbe mantenere la carica al vertice e le deleghe attinenti alla gestione dell'azienda grazie all'esplicito appoggio di Vivendi e di Elliott. Ma sul mercato non manca chi ipotizza, in prospettiva, un'eventuale uscita anticipata del top manager rispetto a fine mandato. «Genish è un uomo libero, una star delle tlc che può decidere di andare dove vuole, quando vuole» ha detto Simon Gillham di Vivendi.

Per quanto riguarda il business poi, la prima sfida è fissata per il 16 maggio quando il nuovo vertice dovrà approvare i conti trimestrali: l'attenzione degli analisti è concentrata sulla redditività, attesa in calo a causa del rallentamento del business in Italia. Nelle prossime ore infine è attesa la decisione sulla multa a Tim per la violazione degli obblighi collegati alla normativa sui poteri speciali (il «Golden power») avvenuta in seguito all'ingresso di Vivendi.

Il ribaltone di venerdì non dovrebbe modificare i termini della questione.

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