Cultura e Spettacoli

Zingaretti in via Caetani, 40 anni dopo Moro

L'attore commemora lo statista dove fu ritrovato nel 1978. Ricordando un'epoca intera

Zingaretti in via Caetani, 40 anni dopo Moro

Roma Sarà un'orazione civile ad aprire, domani, la serata di Raiuno in ricordo di Aldo Moro. A quarant'anni dal ritrovamento del corpo dello statista democristiano andrà in scena proprio da via Caetani uno spettacolo dedicato alla memoria nostra collettiva e all'altrettanto nostra, ma mai rimarginata, ferita del terrorismo. Luca Zingaretti ha avuto l'idea di prendere il libro di Stefano Massini (55 giorni. L'Italia senza Moro, Il Mulino) e di portarlo sulla scena. Non solo per riproporre domande ancora inevase sul perché del rapimento e dell'omicidio, ma anche per ricordare come l'Italia e tutti noi abbiamo vissuto quei giorni; cosa accadeva mentre ci sentivamo sospesi in una parentesi del tempo. Sulla scena con Zingaretti anche l'attrice Alessia Giuliani e il pianista Arturo Annechino. Le giovani generazioni forse useranno altre date (magari l'11 settembre 2001) ma per quelli che erano ragazzi negli anni di piombo come Zingaretti è impossibile dimenticare cosa si stesse facendo quando la notizia del ritrovamento del corpo nella Reanult 4 ci ha spinto in un terrore collettivo. E proprio con le immagini di repertorio di via Caetani e la registrazione della telefonata al giurista Francesco Tritto nel corso della quale Valerio Moretti annunciava la morte di Moro, inizia l'orazione. Il regista Zingaretti qui prende le misure delle nostre emozioni e della nostra memoria visiva prima di citare Pasolini, prima di rileggere alcuni articoli profetici di Mino Pecorelli. Prima di sgranare il rosario di quella cronistoria. Fatta di episodi solo apparentemente marginali. Nei 55 giorni dall'eccidio di via Fani fino alla morte di Moro, ne sono successe di cose. Si votava, per esempio, la legge sull'aborto, si scopriva la magia della tv a colori, ci si consolava con Portobello e si rispondeva alle domande di Nanni Loy che girava per le strade tenendo in mano un rododendro. Ci si commuoveva col Pinocchio di Comencini. Si rideva, poi, con Alighiero Noschese (cui, però, non fu permesso di proporre la maschera di Moro). E ci si è disperati per le 48 vittime dell'incidente ferroviario di Varazze di Vado.

E si è rischiato, poi proprio la mattina del 9 maggio, di trascurare la nota di cronaca sul «suicidio» di Peppe Impastato, che pure il fato (oltre alla mafia) voleva morto e dimenticato.

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