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Emotivi, scrupolosi e stressati. Il carattere è una felice zavorra

Il 20% degli individui ha un'indole fin troppo "delicata"

Emotivi, scrupolosi e stressati. Il carattere è una felice zavorra

L'ipersensibilità è un superpotere. E come tutti i superpoteri va accettata e messa a frutto. «Nemmeno Superman e l'Uomo Ragno all'inizio erano contentissimi di aver ricevuto in sorte questo dono complicato da gestire ma socialmente indispensabile», scrive Federica Bosco nel libro «Mi dicevano che ero troppo sensibile» (Vallardi editore, 24 pagine, 8,99 euro).

Il libro è un po' un romanzo autobiografico un po' un manualetto di auto-aiuto. Federica è una donna ipersensbile che ha vissuto una giovinezza senza pelle e vuole aiutare quel 15-20% di esseri umani che secondo gli studiosi sono definibili highly sensitive person. In italiano «persone altamente sensibili». Ovvero Pas, acronimo che sterilizza la spinosa meraviglia dell'essere delicati e differenti.

Chi sono gli ipersensibili? Sono persone particolarmente vulnerabili agli stimoli esterni a causa di un'intelligenza diversa dalla norma. Maggiore, solitamente. Brillante e acutissima. Sensitiva. Incamminata su sentieri poco battuti.

Non si tratta di un disturbo bensì di un tratto caratteriale. Perfino di una facoltà se chi la possiede riesce a far prevalere gli aspetti positivi su quelli negativi. I primi sono l'empatia, l'intuito, l'immaginazione, la creatività, l'efficienza, la capacità di processare una grande mole di dati nello stesso tempo. Messa così l'ipersensibile parrebbe quasi un genio. Peccato che tali skill sono zavorrati da un eccesso di autocritica, di insicurezza, di permalosità, da quel maledetto talento per sentirsi sempre osservati, sempre sbagliati.

Da un punto di vista scientifico l'ipersensibile è semplicemente una persona che fa lavorare maggiormente l'emisfero destro del cervello - quello che amministra l'emozione, l'irrazionale, la generosità, l'associazione delle idee, l'immaginazione - rispetto al sinistro, che ha il dicastero dell'analisi, della ragione, della logica, dell'organizzazione, del calcolo, dell'individualismo, del linguaggio. Da un punto di vista pratico essere ipersensibili vuol dire fare una grande fatica a fare qualsiasi cosa che comporti una relazione con chiunque altro. Vuol dire porsi troppe domande, diffidare di tutti e per primi di se stessi, vergognarsi di ogni cosa, perfino dei propri successi, «spegnersi» e fuggire nei momenti di panico, diventare ostaggio di narcisi e stronzi che approfittano della debolezza, della tipica gratitudine per chi manifesti loro un minimo di amore, loro che non sentono mai di meritarlo.

Ma come fare a sapere se sei un ipersensibile? Probabilmente lo sai già. Altrimenti Federica propone un test con 15 situazioni. Se ti riconosci in alcune, in molte o addirittura in tutte sei chiaramente una Pas.

Eccole:

1) ti senti diverso sin da piccolo;

2) percepisci ogni cosa intorno a te come se avessi un radar;

3) hai una vita spirituale ricca e complessa;

4) sei toccato profondamente dalla bellezza dell'arte;

5) sei molto sensibile al dolore fisico e psichico;

6) in alcuni giorni sei così esausto da dover stare da solo in una stanza buia;

7) sei particolarmente sensibile agli effetti eccitanti della caffeina;

8) non ami i posti affollati e rumorosi;

9) sei scrupoloso e perfezionista;

10) ti agiti quando devi fare molte cose;

12) riesci a far star meglio chi è a disagio;

13) quando hai molta fame diventi irritabile;

14) i cambiamenti (da una partenza a un trasloco) ti turbano;

15) organizzi la tua vita al solo scopo di evitare situazioni stressanti.

Una vita orribile, dite?

No, una vita magnifica. Una vita ipersensibile. Anzi, iper.

E alla fine, è tutta invidia.

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