Economia

La "peggiocrazia" va disarmata

La "peggiocrazia" va disarmata

Non è più tollerabile dover fare i conti quotidiani con una burocrazia come quella che domina in Italia. Ho letto come molti la tragica notizia del piccolo imprenditore della provincia di Macerata, Massimo Dell'Orso, che sembrerebbe essersi tolto la vita perché non riusciva a ripartire con la sua piccola impresa, dopo il dramma del terremoto, a causa del muro di gomma eretto dalla disumana burocrazia. Ad appena 56 anni. Non giudico il gesto, su quello è legittimo cali il rispettoso silenzio. Come non so nulla di come stava procedendo la sua attività prima del sisma.

Quel che deve far riflettere è l'incapacità di un Paese a sintonizzarsi con i propri cittadini; in questo caso, a venire incontro alla volontà del piccolo imprenditore a ripartire con i suoi Bed&Breakfast. L'umiliazione è grande quando ciò che ti pare anche solo normale diventa invece l'inizio di un viaggio nel peggio dei gironi danteschi. È l'impatto con il vischioso metodo del rimando continuo; dei ritardi incomprensibili; dei mille cavilli e dei documenti che non bastano mai; e quando ritieni che al termine del travaglio si possa arrivare alla conclusione più logica, tutto finisce in un cassetto, in attesa di altri riscontri e verifiche. Non discuto che vi siano eccellenti professionalità in quegli uffici. Il punto vero è un altro: l'italica burocrazia è una macchina ingolfata che schiaccia in cittadini e blocca tutto.

La riforma della burocrazia dovrebbe essere in cima ai pensieri dei decisori pubblici. Fosse per me già da tempo l'avrei privatizzata. Privati che si occupano di servizio pubblico. E lo Stato controlla con tempestività e lungimiranza. Stop. Invece, vedrete che dopo il dolore per il suicidio del piccolo imprenditore con annesse invocazioni e teorici richiami ad un nuovo corso, tutto finirà come sempre. Con il trionfo della «peggiocrazia»!

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