Cronache

Raid dei Casamonica, il pugno duro di Minniti

La Dda apre un fascicolo sul caso del barista e della disabile aggrediti da un uomo del clan

Raid dei Casamonica, il pugno duro di Minniti

«Qui comandiamo noi e se non fai quello che diciamo, ti ammazziamo». L'ultima violenza firmata Casamonica è stata messa nero su bianco in un fascicolo aperto dalla Dda di Roma, che indaga sul raid compiuto a Pasqua da Antonio Casamonica e da suo cugino, Alfredo Di Silvio, in un bar in via Salvatore Barzilai, alla Romanina.

Il clan, divenuto tristemente noto in Italia anche per il funerale in stile Padrino celebrato per il boss Vittorio Casamonica, si è reso protagonista di un'altra storiaccia. A Pasqua, come riportato da Repubblica, due esponenti entrano nel locale, pretendendo di essere serviti prima degli altri clienti. Simona, una cliente invalida, si ribella e paga a caro prezzo, perché viene aggredita. «Se chiami la polizia ti ammazziamo», le intima Antonio Casamonica, 26 anni, con precedenti per estorsione e falso. Poi si toglie la cinta e la passa al cugino, che per tutta risposta colpisce la donna con una raffica di calci e pugni. Nessuno interviene, i due se ne vanno. Dopo un po' rientrano e se la prendono con il proprietario Roman, di origini romene, distruggendo tutto quello che capita a tiro. Lasciano il barista a terra, con il volto tumefatto per le bottigliate. Poi escono dicendo: «È tutto nostro in questa zona». Simona, però, trova il coraggio di denunciare e la polizia avvia le indagini, che lasciano pochi spazi al dubbio, dal momento che l'aggressione è stata ripresa anche dalle telecamere sopra alla cassa del locale.

«Ora ho paura, sia per me che per i miei bambini, temo che si possano vendicare - dice Roman -. Quei due quel giorno non volevano aspettare la fila e la signora Simona mi ha difeso, nessun altro si è messo in mezzo. Li conoscevo ma all'inizio pensavo che lei stesse con loro. Solo dopo ho capito che stavano litigando e che lei mi stava difendendo». «Dopo quello che è successo loro continuano a passare qui davanti tutti i giorni, non prendono più il caffè ma ci fanno vedere la loro presenza», racconta Roxana, la moglie del titolare.

Sul caso ieri è intervenuto il ministro dell'Interno Marco Minniti, che ha telefonato al Capo della polizia, prefetto Franco Gabrielli, sollecitando una risposta ferma e tempestiva. La sindaca di Roma Virginia Raggi ha invece visitato il locale e sui social scrive: «Uniti contro la criminalità. Le istituzioni non abbassano lo sguardo. #FuoriLaMafiaDaRoma».

Gianpiero Cioffredi, presidente dell'Osservatorio Sicurezza e Legalità Regione Lazio, ha fatto sapere che gli avvocati della rete antiusura forniranno pieno sostegno al barista e che l'ente si costituirà parte civile nel processo, garantendo un contributo economico a favore dell'attività commerciale, come risarcimento per i danni ricevuti.

«Io non ho paura, non l'ho mai avuta, ammiro Simona perché è l'unica che ci ha aiutato - conclude Roxana -. Noi non abbiamo niente contro nessuno ma chi ha sbagliato deve pagare.

E l'unica cosa giusta da fare in questi casi è chiamare le forze dell'ordine e denunciare».

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