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Siria, raid israeliano alle porte di Damasco contro una base iraniana

Nella notte, l'aviazione di Israele ha compiuto un altro bombardamento contro una presunta base iraniana in Siria, questa volta a sud di Damasco

Siria, raid israeliano alle porte di Damasco contro una base iraniana

La decisione di Donald Trump di uscire dall'accordo sul nucleare iraniano ha dato il via all'ennesima escalation di tensione in Siria, dove Israele e Iran continuano la loro guerra. Subito prima che il presidente Usa annunciasse il ritiro, le forze armate israeliane hanno ordinato alle autorità del Golan di aprire i rifugi per la popolazione civile. E nelle stesse ore, lo stesso esercito israeliano avevano iniziato a dispiegare i sistemi anti-missile nella stessa aerea (guarda il video). Nel frattempo, l'ambasciata Usa, in toni del tutto inusuali, ha avvisato i propri dipendenti e i cittadini americani presenti in Israele di non recarsi sulle Alture del Golan chiedendo di "monitorare i media e di rimanere aggiornati sulle disposizioni di emergenza del Home Front Command israeliano".

Ma quello che conta è quanto avvenuto nelle ore immediatamente successive all'annuncio americano. Aerei da guerra israeliani hanno penetrato lo spazio aereo siriano bombardando una base a sud di Damasco, ritenuta un deposito di missili iraniani. Le fonti parlano di nove morti, tutti siriani, e non ci sarebbero conferme di uccisioni tra le fila delle Guardie rivoluzionarie. Fonti mediche siriane parlano invece di almeno due civili rimasti coinvolti nei raid.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dopo aver esaltato la decisione di Trump sul nucleare iraniano, non ha usato mezzi termini: "L'Iran vuole servirsi della Siria come base avanzata contro Israele. Siamo determinati a impedire che stabiliscano lì le loro basi. Reagiremo con potenza, il nostro esercito è pronto". Ed ecco l'attacco, l'ennesimo, sul suolo siriano.

Questo raid notturno contro Damasco è un segnale di come la tensione non sembri destinata a placarsi. Le autorità israeliane continuano a temere una rappresaglia da parte dell'Iran. Ma da parte di Israele, non arrivano segnali di distensione e continuano a colpire, in territorio siriano, tutte le basi ritenute avamposti iraniani o di Hezbollah o di altre milizie sciite. E adesso tutti si attendono la risposta che arriverà da Teheran, che ha giurato vendetta sin dal bombardamento contro la base T-4 vicino Palmira, in cui sono morti sette soldati iraniani e dove si pensa che sia stato distrutta buona parte dell'arsenale di droni iraniani.

Per l'Iran, adesso, è importante non reagire in maniera eccessiva. Qualunque reazione provocherebbe una contro-risposta israeliana e americana. E a quel punto, gli Stati europei avrebbero molta più difficoltà nel provare a mediare per giungere a un nuovo compromesso sul programma nucleare. Ma i segmenti più radicali dell'Iran, adesso, chiedono che vi sia una risposta.

O passerebbe il messaggio che Teheran incassa colpi senza avere alcuna capacità di reazione.

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