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Il Rommel iraniano votato alla morte

Soleimani è amico di Khamenei, ha salvato Assad. E sogna l'Olocausto

Il Rommel iraniano votato alla morte

Il generale Qassem Soleimani è il «Rommel iraniano» stratega della guerra in Iraq, Siria e Yemen, che ha portato i corpi speciali dei Pasdaran di fronte alle postazioni israeliane sulle alture del Golan. Mai gli iraniani erano stati così vicini ad Israele e per la prima volta hanno colpito direttamente. Ieri l'esercito ebraico ha accusato il generale Soleimani «di avere ordinato e comandato l'attacco» con razzi e missili sulle alture del Golan nella notte fra mercoledì e giovedì.

Il «Rommel» iraniano, classe 1957, non sorride mai, anche se ama farsi fotografare in prima linea fra i miliziani sciiti in Iraq e Siria. Barba e capelli bianchi, sempre ben curati, Soleimani è da un ventennio il responsabile delle operazioni clandestine all'estero della brigata Al Qods. Una forza d'elite composta da 15mila uomini, che fa parte dei Guardiani della rivoluzione iraniana. Basso di statura è amico personale della guida suprema, il grande ayatollah Alì Khamenei. Figlio di una famiglia povera e numerosa è sempre stato molto religioso. Non parla quasi mai, ma ha fatto sapere che «il martirio è quello che cerco fra valli e montagne, ma non è ancora arrivato». Gli israeliani avrebbero avuto il via libera dagli Usa per eliminarlo considerandolo il generale iraniano più pericoloso per le sue doti tattiche e strategiche. Eroe fin dai tempi della guerra fra Iran e Iraq negli anni Ottanta, la stella di Soleimani è cresciuta con la lotta allo Stato islamico in Iraq e l'appoggio al regime di Damasco in Siria. A Tikrit, una delle prime roccaforti irachene del Califfato a cadere, i suoi consiglieri non hanno disdegnato l'appoggio aereo americano, come nella battaglia finale a Mosul.

In Siria ha convinto i russi ad intervenire «salvando» Bashar al Assad, ma fin dall'inizio della guerra civile aveva organizzato il dispiegamento dei miliziani sciiti libanesi Hezbollah e volontari dall'Iraq e dall'Afghanistan. Carne da cannone schierata al fianco dell'esercito siriano. Soleimani ha guidato le operazioni per riconquistare Aleppo, la Milano siriana, cambiando le sorti del conflitto. Nella battaglia la sua unità preferita era la 4a divisione meccanizzata siriana rafforzata da miliziani sciiti e specialisti della forza Al Qods.

Soleimani ha messo le mani anche nella guerra dello Yemen impegnando i sauditi, nemici storici, con i missili Scud lanciati su Riad. Lo scorso febbraio il Rommel iraniano ha pubblicamente dichiarato che «vuole spazzare via l'entità sionista» ovvero Israele. Operativi iraniani si sono posizionati attorno a Quneitra e Daara vicino al Golan e hanno impiantato almeno una decina di basi in Siria. Soleimani, come Rommel, spunta a sorpresa in prima linea e sarebbe capace di scatenare un attacco allo Stato ebraico ben peggiore della punzecchiatura con i razzi di due notti fa.

Il suo obiettivo, mai conclamato, è lo stesso nome delle brigata speciale che comanda: Al Qods, che significa «Gerusalemme».

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