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I jihadisti tornano ad armarsi: sarà il terzo Ramadan di sangue?

L'appello del Califfato è atteso a ridosso degli ultimi dieci giorni del Ramadan, prima della Notte del Destino. Le sigle pro Isisi attenzionano ad oggi i mondiali di calcio in Russia

I jihadisti tornano ad armarsi: sarà il terzo Ramadan di sangue?

Con l’inizio del Ramadan il mondo musulmano festeggia l’annunciazione del Corano da parte dell’arcangelo Gabriele al profeta Maometto. Il Ramadan, nono mese dell'anno secondo il calendario islamico, è il periodo per eccellenza nell’Islam dedicato al digiuno per la prima rivelazione del Corano al profeta Maometto. L’osservanza annuale è considerata come uno dei cinque pilastri dell'Islam e obbliga i musulmani ad astenersi dal comportamento peccaminoso e dal combattere se non per autodifesa. Secondo la Scrittura islamica, i premi spirituali del digiuno si moltiplicano durante il Ramadan mentre saranno perdonati i peccati precedenti. Per i veri musulmani praticanti sparsi per il mondo, il Mese Santo si onora con pace e profonda introspezione. Il Ramadan si concluderà il prossimo 15 giugno con l’inizio delle celebrazioni per l’Eid al-Fitr, una delle feste più importanti della religione islamica che sancisce proprio la fine del digiuno.

Quale potrebbe essere la strategia Isis durante il Ramadan

Gli attacchi durante la Notte del Destino

I primi appelli delle sigle pro-Is per compiere attentati durante il Ramadan sono stati pubblicati alla fine dello scorso aprile. Rispetto agli altri anni, l’intensità di tali appelli in quella che è definita fase preparatoria è nettamente diminuita. Ad oggi le sigle pro-Is sembrano attenzionare principalmente i prossimi mondiali di calcio che si terranno in Russia. E' il messaggio dell'Isis ad avere l'autorità necessaria per innescare i “distaccamenti” per attacchi pianificati e su larga scala. I messaggi pro-Is (comunque rivendicati) si rivolgono ai soldati del califfato, coloro che sono stato ispirati senza aver mai avuto un contatto diretto con il nucleo centrale dell'organizzazione. Così come avvenuto in precedenza il messaggio ufficiale dello Stato islamico è atteso a ridosso degli ultimi dieci giorni del Ramadan, prima della Notte del Destino. Non a caso, gli attentati avvenuti a Medina, Dacca e Baghdad nel 2016 si verificarono negli ultimi dieci giorni del Ramadan. Secondo le Sacre Scritture nella Notte del Destino o Laylat al-Qadr, il Profeta Maometto ricevette per la prima volta il messaggio divino nella sua interezza. E' chiamata così perché in essa Allah decreta il destino della creazione per l’anno a venire. In realtà si ignora quale giorno fosse, ma è solitamene indicata come una delle notti dispari dell’ultima decade del Ramadan. Lo scorso anno il portavoce dello Stato islamico Abu al-Hassan al-Muhajir (che non possiede la preparazione ed il carisma del suo predecessore) rilasciò su Telegram una messaggio audio di incitamento per compiere attentati durante “il mese sacro della jihad” in Europa, Russia, Stati Uniti, Australia ed Iran (l’Isis ritiene i musulmani sciiti come apostati). Il messaggio è stato diffuso il 12 giugno scorso, a dodici giorni dalla fine del Ramadan.

Secondo le tradizioni islamiche, nella Notte del Destino i peccati saranno perdonati. Nella reinterpretazione della teologia islamica ad opera dell’Isis, l'omicidio negli ultimi dieci giorni del Ramadan è considerato un atto devozionale. I seguaci dell’Isis credono di osservare l'Islam nella sua forma più efficace. L’eliminazione fisica delle figure principali del movimento non interrompe la profondità strategica digitale. La sfera di influenza della strategia del terrorismo è nel campo psicologico. Qualsiasi tipo di vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. La visione del mondo salafita jihadista è sia transnazionale che transgenerazionale: l'ideologia non può essere sconfitta militarmente

Come i terroristi hanno trasformato il Ramadan in un mese di guerra

Un modello stagionale di violenza

Il Profeta Maometto ottenne la prima vittoria musulmana della storia in quella che è nota come la Battaglia di Badr, durante il Ramadan del 624. Contro ogni probabilità, quella vittoria assicurò la sopravvivenza della neonata comunità di credenti. Durante il Ramadan del 630, Maometto conquistò anche la Mecca. I jihadisti sfruttano tali riferimenti storici manipolandoli per fini politici. Abdullah Azzam, il padre della jihad moderna, nei suoi testi affermava che "trascurare la jihad è come abbandonare il digiuno e pregare. Solo con la jihad il musulmano può raggiungere il più alto dei ranghi. Il credente vede la vita terrena come una prigione ed ambisce a raggiungere Allah". La reinterpretazione della teologia islamica ad opera dell’Isis risale al 2014, durante i primi sermoni di Abu Mohammed al-Adnani, portavoce del gruppo e del califfo autoproclamato Abu Bakr al-Baghdadi. Il linguaggio jihadista non va inteso come letterale, ma interpretato ed incastonato in un preciso contesto con un chiaro obiettivo strategico. Nella sua prima apparizione pubblica in una moschea nella città irachena di Mosul, al-Baghdadi gettò le basi della nuova mentalità radicale islamista sostenendo la liceità e la natura obbligatoria della jihad nel Ramadan. Il discorso di al Baghdadi decontestualizzava le classiche prescrizioni del Corano per garantire un supporto religioso ad omicidi e missioni di martirio.

“Gli atti virtuosi (omicidi) durante il Ramadan varranno mille volte più di qualsiasi altro periodo dell’anno. Questo è il mese in cui il profeta ha ordinato agli eserciti di combattere contro i nemici di Dio. E Dio ama chi uccide i nemici in suo nome”.

Un semplice passaggio che di fatto elevò la jihad durante il Ramadan ad obbligo per i musulmani. L’omicidio dei non credenti, che è sempre di ispirazione divina, durante il Ramadan acquisiva un valore ulteriore poiché avrebbe moltiplicato le ricompense spirituali. La Sacra Scrittura Islamica è stata così stravolta da messaggi che invocano a “guadagnare il massimo beneficio durante il Ramadan”. Nella visione Isis l’omicidio durante il Ramadan non è considerato come una violazione della Sacra Scrittura, ma un obbligo in rispetto alla nuova rivisitazione moderna della teologia islamica. Poiché sono le azioni terrene che garantiscono le ricompense divine, l’omicidio durante il Ramadan ha pienamente senso. È questa la base teologica alla base degli attacchi durante il Ramadan, da al-Adnani definito come “il mese di conquista”. Se l'Occidente non capisce come l'Isis elabora e decontestualizza la teologia islamica, non sarà mai in grado di combatterlo efficacemente.

Il primo messaggio dell'Isis per il Ramadan del 2014

In preparazione del Ramadan del 2014, l’Isis iniziò ad utilizzare in diversi messaggi ed articoli pubblicati su Rumiyah la parola ribat. Quest’ultima inserita gradualmente nei testi, è stata poi associata al Ramadan per un binomio linguistico divenuto costante. Non si trattava, così come erroneamente inteso, di semplice propaganda con riferimento al Medioevo islamico. Con il termine Ribat ci si riferisce ad un avamposto di frontiera ai confini del mondo islamico. Una struttura fissa quindi, in grado di assolvere ad un duplice scopo di natura spirituale e militare. Frasi come “Fare Ribat”, nella raffigurazione moderna della jihad con la scrittura islamica classica, iniziarono a ripetersi costantemente nei testi e nei messaggi dei terroristi. Poiché la legittimità dell’Isis tra i suoi seguaci si basa sulla rivendicazione delle dottrine islamiche, contestualizzare il Ramadan a momento di lotta divina contro i nemici di Dio aveva pienamente senso. Riscrivendo la percezione di un nemico lo si colloca al di fuori di un gruppo. Non riconoscendo nell’avversario alcun tipo di diritto, si elimina qualsiasi tipo di preoccupazione e rimorso nel compiere azioni efferate contro soggetti che non dispongono di caratteristiche umane. La retorica delle organizzazioni terroristiche impiega spesso linguaggi e immagini per ritrarre i nemici con spiccate caratteristiche negative a svariati livelli (affettivi, culturali, intellettivi). Enfatizzando la percezione di un nemico non umano infine, si annulla qualsiasi tipo di negoziazione pacifica.

La fine del ciclo fisico

I terroristi utilizzano una guerriglia mediatica sfruttando diverse piattaforme social e coltivando una rete globali di simpatizzanti per amplificare i messaggi ufficiali e pubblicare i propri contenuti filo-islamici. Dopo la caduta di Raqqa, i Media Operative sparsi per il globo hanno intensificato la produzioni dei messaggi per sopperire alla ridotta produzione mediatica ufficiale. La macchina mediatica dell’Isis è stata progettata per garantire una persistenza temporale anche dopo la fine del ramo principale. L'identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l'assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche seguono una precisa struttura progettata per mostrarsi idealizzata e non contraddittoria. Obiettivo della propaganda è il rafforzamento dell'identificazione negativa di coloro che non sono conformi agli ideali del gruppo.

Non è corretto affermare che le perdite territoriali in Iraq e Siria hanno interrotto la produzione jihadista sulla rete. E’ invece cambiato il registro mediatico per sostenere la transizione da organizzazione ribelle con sede fissa a rete terroristica clandestina dispersa in tutto il globo. Fin dal 2014 l'Isis ha pianificato la perdita dei suoi territori conquistati per concetti che richiamano chiaramente la tattica asimmetrica applicata ad una guerra lampo di conquista contro preponderanti forze nemiche (quindi l’incapacità di materiale di mantenere nel tempo i territori). Per il terrorismo jihadista il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra.

Gli atti ritenuti controintutivi dall'Isis sono ingranaggi di una strategia guidata che privilegia la longevità concettuale alla presenza fisica.

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