Mondo

Kim ora torna a fare il cattivo: a rischio l'incontro con Trump

Il dittatore abbandona i toni concilianti. Minaccia di far saltare lo storico summit e cancella i colloqui con il Sud

Kim ora torna a fare il cattivo: a rischio l'incontro con Trump

New York - Kim Jong Un torna il cattivo di sempre. Il leader nordcoreano abbandona i toni concilianti e mostra i muscoli, prima decidendo di cancellare i colloqui con il Sud in programma ieri nel villaggio di confine di Panmunjom. E poi minacciando di far saltare lo storico incontro con Donald Trump fissato per il 12 giugno a Singapore. L'improvviso cambio di passo arriva dopo il periodo di distensione di Pyongyang con Seul e Washington, ed è ancor più inatteso essendo avvenuto proprio mentre il regime ha iniziato a smantellare il sito nucleare di Punggye-ri, in vista della cerimonia ufficiale di chiusura del 23-25 maggio. Il presidente americano, comunque, assicura che continuerà a insistere sulla denuclearizzazione. «Non siamo stati avvisati» di questa minaccia, afferma Trump ricevendo l'omologo uzbeko a Pennsylvania Avenue. Non abbiamo visto né sentito nulla. Vedremo cosa succederà». Mentre la portavoce della Casa Bianca precisa: «Il presidente è fiducioso, altrimenti continueremo con la campagna di massima pressione che è in corso».

Il giovane leader ha avvertito che potrebbe ritirarsi dall'incontro se Washington gli chiederà di abbandonare unilateralmente il suo arsenale nucleare: Trump sarà un «leader fallimentare» se segue i suoi predecessori, e non c'è alcun interesse a tenere il summit tra del 12 giugno se basato sulla richiesta unilaterale di rinunciare agli armamenti atomici. Attraverso l'agenzia di stato Kcna, quindi, assicura che il Nord «non rinuncerà mai al nucleare in cambio di aiuti economici e interscambio con gli Usa», «il modello di denuclearizzazione stile Libia è inaccettabile». A evocare l'esempio libico è stato recentemente il consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton, secondo il quale comunque le probabilità sono ancora a favore del vertice. E la Casa Bianca, da parte sua, minimizza i timori nordcoreani. Il vice ministro degli Esteri di Pyongyang Kim Kye-gwan, però, spiega che il Paese non è interessato a colloqui «che ci spingono in un angolo e ci costringono a rinunciare all'arsenale atomico». «È stato detto che gli Usa daranno compensazioni economiche e benefici se abbandoniamo il nucleare - continua - Ma non abbiamo mai cercato uno sviluppo economico con un accordo del genere». La causa della cancellazione dei colloqui con Seul, i primi dopo il summit intercoreano del 27 aprile, è imputata dal regime alle manovre militari congiunte di Usa e Corea del Sud. Una mossa che il portavoce del ministero dell'Unificazione di Seul, Baik Tae-hyun, definisce «deplorevole» e «non conforme allo spirito e ai propositi degli accordi». «Il governo resta fortemente impegnato alla piena attuazione della Dichiarazione di Panmunjom e sollecita il Nord a tornare al dialogo il prima possibile per la pace e la prosperità della penisola», continua. Durante una telefonata tra il ministro degli Esteri sudcoreano Kang Kyung-wha e il segretario di Stato Usa Mike Pompeo, comunque, le due potenze hanno deciso di andare avanti con le fasi preparatorie del faccia a faccia Trump-Kim. Anche il Giappone segue gli sviluppi ed è d'accordo con Washington e Seul di mantenere alto il livello di pressione diplomatica su Kim.

Il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres, è convinto che «alla fine il buon senso prevarrà», che «il summit ci sarà e sarà un successo».

Commenti