Cronache

Cancro, tra costi e burocrazia curarsi è una corsa a ostacoli

Gli ospedali faticano ad acquistare farmaci innovativi. E l'accesso ai trattamenti non è garantito in tutte le Regioni

Cancro, tra costi e  burocrazia curarsi è una corsa a ostacoli

«Ho un paio di pazienti che dovrebbero iniziare la terapia». «Siamo a dicembre. Non puoi far slittare tutto di un mesetto? Per quest'anno abbiamo finito i soldi, riparliamone con il prossimo bilancio». Quante volte primari di oncologia e direttori hanno avuto uno scambio di battute del genere? Troppe.

In base a una prima indagine «etica» - svolta dalle associazioni oncologiche Favo e Aiom - emerge che il 71% dei medici si è sentito in difficoltà sui trattamenti terapeutici da proporre al paziente malato di cancro: necessari ma troppo costosi per l'ospedale o troppo difficili da reperire. Tanto che il 17% degli oncologi ammette di aver rimandato di qualche settimana le terapie per ragioni di bilancio, a dimostrazione del fatto che esigenze mediche, etica professionale e budget finanziari siano sempre più inconciliabili. «Il problema esiste - denuncia Francesco De Lorenzo (nella foto), presidente della federazione delle associazioni volontari in oncologia - e può portare a una sotto somministrazione dei farmaci innovativi, cioè quelli più efficaci ma più cari. Questo perché in molti ospedali i soldi del bilancio sono esauriti già a ottobre. È un fenomeno ancora sommerso su cui vogliamo indagare e lavorare». L'oncologo deve stare attento a non spendere troppo, questo sì, «ma non deve nemmeno voler ricorrere a tutti i costi a nuovi farmaci (costosi) il cui reale beneficio sia limitato e l'impatto sui costi non giustificato da una vera utilità per il paziente» fa notare Giordano Beretta, presidente dell'associazione italiana di oncologia medica.

Altro nodo fondamentale da sciogliere è quello relativo all'accesso alle cure salva-vita. In alcune regione è facile, in altre complicatissimo e lento, con una situazione a macchia di leopardo intollerabile. Anche perché le statistiche parlano di un numero di malati oncologici pari a 3 milioni di persone, con una prevalenza fra gli over 60. «L'accesso a una terapia è possibile in una regione ma non in quella a fianco - spiega Beretta, - e tutto questo è inaccettabile. Soprattutto per i farmaci oncologici, l'accesso omogeneo su tutto il territorio è fondamentale per garantire sia l'efficacia sia l'equità del trattamento».

In teoria, la via per sbrogliare il groviglio burocratico per accedere alla cure più innovative c'è: è il regolamento europeo sulla Health technology assessment, la metodologia per valutare le prestazioni sanitarie erogate o comunque disponibili, e pianificare in modo più funzionale l'assistenza ai cittadini. É in grado di garantire gli stessi diritti di cura a chi si ammala in Calabria, Lombardia e in un qualsiasi paese europeo, senza disparità o discriminazioni. «Un farmaco sarà innovativo allo stesso modo per 850 milioni di cittadini europei - spiega De Lorenzo - E un ulteriore passo sarà il riconoscimento del prezzo di vendita uniforme in tutta Europa. In linea con l'autonomia della commissione centrale europea rispetto all'agenzia Ema (che autorizza l'immissione dei farmaci sul mercato), anche in Italia deve essere istituito un ente terzo rispetto all'agenzia del farmaco Aifa per evitare possibili conflitti di interesse».

Questo servirà sia ad avere un prezzo «più umano» per i farmaci di ultima generazione sia ad abbreviare l'iter burocratico con cui i nuovi chemioterapici vengono acquistati e con cui i protocolli vengono approvati.

Regalando una chance in più a chi altrimenti si sente un condannato a morte.

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