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Che cosa abbiamo votato e non avremo nel programma Lega-M5s

Dall'abolizione di Equitalia al rimpatrio dei clandestini. Ecco tutte le misure che abbiamo votato ma che non avremo

Che cosa abbiamo votato e non avremo nel programma Lega-M5s

Dall'abolizione di Equitalia al rimpatrio dei clandestini. Ecco tutte le misure che abbiamo votato ma che non avremo:

Abolizione di Equitalia e addio tassa sulle eredità

Non tragga in inganno la riproposizione nel contratto di governo Lega-M5s della flat tax, della chiusura totale dei contenzioni con il fisco e dell'inversione dell'onere della prova nei rapporti con le Entrate. Il programma elettorale del centrodestra era, infatti, molto più dettagliato e prevedeva anche l'abolizione definitiva di Equitalia anche nella nuova formula Agenzia delle Entrate-Riscossione e, soprattutto, cinque no: all'imposta sulle donazioni, all'imposta di successione, alla tassa sulla prima casa, al bollo sulla prima auto e alle tasse sui risparmi. Alle imprese che operano con la pubblica amministrazione si prometteva la modifica dello split payment (cioè l'Iva versata direttamente dall'ente pubblico e non dal fornitore) in modo da rendere effettivamente neutra l'imposta. Non meno importante la promessa di introdurre finalmente il quoziente familiare (l'Irpef modulata sul numero dei componenti della famiglia) e l'abolizione di ogni soglia per l'uso del contante.

Il «modello Lombardia» per sanità e istruzione

Il programma del centrodestra per il welfare conteneva numerose proposte che, purtroppo, rischiano di restare lettera morta. In primo luogo, l'estensione delle prestazioni sanitarie e il raddoppio dell'assegno di invalidità. Analogamente interessante era il piano a sostegno della natalità con asili nido gratuiti e assegni familiari più che proporzionali al numero dei figli. Infine, uno degli obiettivi che si era prefissato il centrodestra era rappresentato dalla piena occupazione giovanile anche attraverso esperienze formative come stage e tirocini formativi. Tuttavia l'elemento qualificante del centrodestra è l'apertura del mercato anche nei servizi pubblici. Forza Italia, Lega e Fdi concordano, secondo quanto già sperimentato con il «modello Lombardia» basato sulla sussidiarietà e libertà di scelta nell'offerta educativa e sanitaria. Ospedali, scuole e università non devono essere necessariamente pubbliche se il privato riesce a fare meglio. È chiaro che i grillini non la pensano allo stesso modo.

Clandestini rimpatriati e poliziotto di quartiere

Il centrodestra a conseguito il 37,4% alle recenti politiche perché ha sollevato in maniera netta il problema dell'immigrazione e della sicurezza. In particolare, aveva programmato un deciso contrasto all'immigrazione clandestina non solo attraverso un programma accelerato di rimpatri di 600mila persone presenti in Italia senza alcun titolo, ma anche attraverso respingimenti diretti in mare. Di quest'ultima proposta si è persa ogni traccia nel contratto di governo. Idem per l'abolizione dello status di protezione umanitaria che consente a molti immigrati irregolari di poter soggiornare nel nostro Paese. Anche in questo caso ha prevalso il lato «buonista» dei grillini. Lo stesso ragionamento si può effettuare per quanto riguarda il rafforzamento dell'iniziativa «Strade sicure» con il coinvolgimento dell'Esercito in compiti di sorveglianza in modo da liberare risorse umane da destinare al «poliziotto di quartiere» e al «carabiniere di quartiere». I pentastellati si sono fatti sentire.

Separazione pm-giudici e tutela della difesa

Il capitolo «giustizia» è sicuramente quello nel quale un elettore di centrodestra può maggiormente osservare come le proprie aspettative siano destinate a essere deluse. Chi ha votato convintamente per Berlusconi, Salvini e Meloni ha accettato un programma che prevedeva un riequilibrio dell'iter processuale a favore della difesa, generalmente sintetizzato con la formula «giusto processo». A questo mirava il proposito di separare le carriere dei magistrati dividendo il cursus di chi svolge il ruolo di pubblica accusa e di chi, invece, opta per l'organo giudicante di modo che le ipotesi dei pm non siano automaticamente validate dai giudici. Anche sull'utilizzo (e sulla divulgazione) delle intercettazioni il centrodestra era improntato a una necessaria continenza in modo che l'imputato non possa essere ritenuto colpevole ancor prima del dibattimento con le solite campagne mediatico-giudiziarie. Prevista pure la revisione del reato di tortura, spada di Damocle sulle forze dell'ordine.

Più risorse per il Sud e le zone terremotate

Un piano straordinario di investimenti per il Sud da attuare mobilitando risorse nazionali e comunitarie per oltre 250 miliardi di euro. Un piano di riqualificazione, anche edilizia, delle periferie per far sì che il degrado non degeneri in fenomeni di devianza sociale. Un piano di interventi straordinari per tutte le zone terremotate. E, soprattutto, spazio agli investimenti grazie alle risorse in più che le aziende avrebbero avuto a disposizione con la flat tax. È chiaro che un simile intendimento non possa collimare con quelli di un movimento che ha fatto proprie le istanze dell'ambientalismo più oscurantista come quello dei pentastellati. L'intervento dei privati, e grandi opere, gli investimenti (e lo testimonia la gestione sgangherata del Comune di Roma) sono quasi sempre avversati dai grillini che li vedono come attività foriere di corruzione o di danno all'ecosistema. Basta leggere le incerte parole sull'Ilva nel contratto di governo per capire che il colosso dell'acciaio è condannato.

Elezione diretta del capo dello Stato

Le riforme istituzionali sono sempre state un «pallino» del centrodestra. Anche alla vigilia di una consultazione elettorale il cui esito si preannunciava incerto Forza Italia, Lega, Fratelli d'Italia e Nci hanno messo nero su bianco l'impegno a promuovere l'elezione diretta del presidente della Repubblica, una riforma costituzionale non secondaria. Allo stesso modo, si proponeva una riforma federalista meno confusionaria di quella ereditata dal centrosinistra. Ultimo ma non meno importante l'utilizzo delle autocertificazioni per l'inizio di un'attività privata con una verifica ispettiva solo al termine delle opere. Proposte da cassare per una formazione politica che da un lato si sbilancia sulla democrazia diretta (ma facilmente controllabile) delle consultazioni su Internet e che, dall'altro, non sembra disdegnare qualche eccesso burocratico di troppo in nome di un astratto principio di legalità.

Come per tante altre riforme se ne riparlerà al prossimo giro di giostra.

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