Politica

La crisi politica preoccupa la Chiesa. E i vescovi preparano un appello

Previsto un intervento del presidente all'assemblea della Cei

La crisi politica preoccupa la Chiesa. E i vescovi preparano un appello

Dire che i vescovi italiani sono «preoccupati» della situazione politica potrebbe sembrare una verità lapalissiana, se non fosse che di questi tempi anche le verità lapalissiane hanno bisogno di essere messe nero su bianco e sottoscritte. È ciò che si appresta a fare il presidente della Conferenza episcopale italiana, Gualtiero Bassetti, in apertura dell'assemblea generale della Cei, che si terrà da lunedì 21 a giovedì 24 maggio.

Il cardinale Bassetti, nominato da Papa Francesco nel maggio 2017, ha già messo da parte nei precedenti appuntamenti il rito della «prolusione», il lungo intervento d'apertura dei lavori usato dai suoi predecessori, i cardinali Camillo Ruini e Angelo Bagnasco, che inevitabile andava a toccare tutti i temi se non dello scibile almeno del contingente umano. Eppure, nella breve «introduzione» di martedì prossimo Bassetti ha intenzione di dedicare un passaggio alla delicata situazione politica italiana e alla preoccupazione che suscita nell'episcopato. Si tratta di «alcune idee» di fondo da buttare nel cuore dell'assemblea, proprio quando i vescovi di tutta Italia sono riuniti.

Non solo, il cardinale Bassetti ha in mente di chiedere ai vescovi riuniti di riflettere sulla situazione del Paese per esprimere, alla fine dei lavori, «un giudizio comune sulla situazione politica» e sul governo che eventualmente sarà. Se non proprio un sondaggio, la volontà di tirare le fila su ciò che sta accadendo. In una parola, per usare il verbo ignaziano che il Papa ha sdoganato nella Chiesa e nel mondo, di «discernere». O per dirla in termini meno curiali, nell'ovvio rispetto della non ingerenza, fanno sapere dai vertici della Cei, esiste «il desiderio da parte della Chiesa italiana di dare un proprio contributo» alla vita politica del Paese.

Sulla limatura finale del discorso di Bassetti avrà un peso non indifferente l'intervento di Papa Francesco. Sarà il Pontefice ad aprire in diretta i lavori lunedì pomeriggio alle 16,30, in Vaticano, presso l'Aula del Sinodo. In passato Francesco ha consegnato il proprio discorso diretto all'episcopato in forma scritta, senza leggerlo, invitando ciascuno a sfogliare poi il testo per conto proprio, e ha chiesto ai suoi vescovi di utilizzare il tempo a disposizione nella mattinata per un confronto reale sulle questioni calde (tra i temi dell'assemblea, che ha come titolo «La Chiesa nella cultura della comunicazione», ci sono anche alcuni adeguamenti legislativi alle richieste dell'Europa sulla privacy nel trattamento dei dati). La franca discussione tra Papa e vescovi avverrà a porte chiuse e da parte dei prelati ci si attende anche da quelle sedi suggestioni utili a offrire consigli ai cittadini italiani in ambasce (e qualche «contributo» anche per i politici).

Alla luce di ciò che scriverà il Papa lunedì e poi dirà direttamente ai vescovi, il cardinale Bassetti avrà modo di ritoccare e limare le parti più sensibili del suo discorso, adeguandolo alle ultime considerazioni di Francesco. Martedì l'appello della Cei al mondo politico italiano sarà così pronto. Ma c'è un altro punto che farà parte del discorso del cardinale: un particolare sguardo rivolto alla Terra Santa.

La scelta dipende di certo anche dal momento drammatico ma fa parte prima di tutto dell'obiettivo di lungo respiro di Bassetti, che sin dall'inizio ha voluto caratterizzare la propria presidenza con iniziative che rimettessero al centro la centralità del Mediterraneo con le nuove potenzialità, come la Spagna, e le gravi emergenze, la Siria e non solo.

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