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La metamorfosi di un finto ex Ora farà lo sceicco fra i pali

Nella finale di Roma ha capito di poter dare ancora molto E il ricco PSG lo vuole come uomo di calcio e di immagine

La metamorfosi di un finto ex Ora farà lo sceicco fra i pali

Voulez vous jouer avec moi? A Buffon, in francese, non devi neanche mettere accenti strani. A Parigi lo pronunceranno perfettamente. Mentre il presidente Andrea Agnelli snocciolava i numeri di una carriera da numero 1, Gigi Buffon aveva la commozione di chi è in trappola tra passato e futuro, tra noto e ignoto. Qualcosa di certo: il capitano azzurro ha chiuso con l'Italia in tutti i sensi. Domani percorrerà il tappeto rosso all'Allianz Stadium, ma il 4 giugno non vestirà l'azzurro nella partita delle vedove del Mondiale, contro l'Olanda. Gliel'avevano confezionata su misura, nel suo stadio, ma poi è arrivata l'orda social contro la sua convocazione per le amichevoli di marzo. Gigi non si è sentito difeso. Non sarebbe stato possibile con una Federcalcio allo sbando, senza presidente, ct e linea politica. Come cantava Venditti: «Manca l'analisi e poi non c'ho l'elmetto».

La Juventus gli ha offerto un futuro alla Fabio Capello quando Berlusconi lo pensava manager della polisportiva Mediolanum, trent'anni fa. Una scuola di management in vista di un futuro dirigenziale. Da presidente? Mah, ipotesi sbiadita.

Il problema è che Gigi, di fare il Totti-Totem in tribuna non ne ha ancora voglia. C'è una somiglianza con l'amico Francesco, entrambi avrebbero proseguito nelle rispettive squadre, a entrambi è stato comunicato che non era possibile. Forse con Gigi le trattative e il trattamento sono stati migliori.

Gigi si era convinto di essere un ex, ma la novità è che negli ultimi quindici giorni la condizione di pre-pensionato è andata via via scomparendo, con una nuova convinzione: posso continuare. La svolta definitiva è avvenuta all'Olimpico, quando ha eretto un muro davanti alla porta della Juventus mentre l'erede, dall'altra parte, il travagliato Gigio Donnarumma, inanellava una papera dietro l'altra. L'immagine di Buffon che prima para e poi va a dire al ragazzo «non ti far determinare a una cattiva prestazione, hai 18 anni, dai» ha fatto il giro del Mondo.

Così, in mezzo a fake offerte, ne è arrivata una vera e Buffon si è sentito lusingato. Perché, è certo, Gigi Buffon non va a raschiare il fondo del barile-ingaggi in Cina o in Australia e neanche in America, come hanno fatto il suo amico Pirlo o il suo collega Del Piero. «Ho proposte stimolanti». Solo un grande club europeo può ricadere sotto questo aggettivo. E, al di là di alcuni pensieri che possono essere venuti a Real Madrid o Liverpool, la proposta più solida sembra quella Psg, il club degli emiri del Qatar. Più che a vincere, questi sono interessati a offrire un'immagine positiva del loro Paese sotto osservazione dopo le pesanti accuse dei vicini di contiguità con i terroristi. Il Psg è la loro bella vetrina e l'operazione Buffon (come gli altri grandi acquisti) avrebbe un duplice significato: provocare un grande impatto positivo a livello internazionale; sistemare in uno spogliatoio diviso e bollente un giocatore carismatico, da sempre punto di aggregazione per tutti. Unitario e non divisivo. E poi c'è l'aspetto tecnico. Areola e Trapp, i due portieri attualmente in forza ai parigini non possono che guadagnare dalla sua presenza.

Questo lo scenario.

Passata la festa, vedremo quanto la proposta è reale.

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